Anche se il legislatore ha dato il via libera alla possibilità della quarta cessione crediti, resta ancora molto difficile trovare una ditta edile che pratichi lo sconto in fattura.

A fronte dei bonus casa (ristrutturazione, ecobonus, superbonus 110, ecc.), ricordiamo che è ammesso, per il committente i lavori, optare, in luogo della detrazione fiscale, per sconto in fattura o cessione del credito.

Quale la sostanziale differenza?

Con lo sconto in fattura, il committente ottiene immediatamente il risparmio. Questi paga la fattura scontata (nella misura pari alla detrazione spettante).

La ditta poi recupera il corrispettivo nella forma del credito d’imposta. Il credito può essere utilizzato in compensazione oppure ceduto.

La cessione del credito, invece, implica che il committente trovi prima chi è disposto ad acquistarlo. Potrebbe acquistarlo anche l’azienda stessa che ha fatto i lavori o qualsiasi altro soggetto. Chi acquista il credito potrà utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente.

Poiché nel campo della cessione credito si sono perpetrate truffe, ecco che il legislatore è intervenuto con diversi provvedimenti a porre delle limitazioni. Eliminata la possibilità di cessione a cascata e posto il limite di massimo 4 cessioni credito consecutive.

Ci spieghiamo meglio.

Sconto in fattura, possibili solo 4 cessioni credito

In base alle nuove regole in vigore dalle comunicazioni di opzione sconto in fattura e cessione credito trasmesse dal 1° maggio 2022, le regole antifrode prevedono quanto segue (prendiamo il caso dello sconto in fattura):

  • il committente i lavori può chiedere alla ditta di accordargli lo sconto in fattura
  • la ditta ha facoltà di accordarlo o meno
  • se la ditta accorda lo sconto, matura un credito d’imposta pari alla detrazione spettante al committente
  • la ditta può utilizzare il credito in compensazione o cederlo a chiunque (prima cessione credito)
  • chi acquista il credito proveniente dal primo trasferimento, può utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente (seconda cessione) ma solo verso questi determinati soggetti
    • banche
    • altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia
    • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia
    • Sgr (società di gestione e risparmio)
    • Sicav (società di investimento a capitale variabile)
    • Sim (società di intermediazione mobiliare)
    • Sicaf (società di investimento a capitale fisso).
  • chi acquista il credito dalla seconda cessione può utilizzarlo in compensazione o cederlo ulteriormente (terza cessione) ma solo verso questi soggetti:
    • banche
    • altri intermediari finanziari e società appartenenti a un gruppo bancario iscritti nei rispettivi albi tenuti dalla Banca d’Italia
    • imprese di assicurazione autorizzate a operare in Italia
    • Sgr (società di gestione e risparmio)
    • Sicav (società di investimento a capitale variabile)
    • Sim (società di intermediazione mobiliare)
    • Sicaf (società di investimento a capitale fisso).
  • infine, chi acquista il credito derivante dalla terza cessione potrà solo utilizzarlo in compensazione (non può essere più ceduto).
    Fuori da questa regola le banche per le quali è ammessa anche una quarta cessione ma solo verso propri correntisti.

Perché le ditte non applicano più lo sconto

Nonostante lo sblocco della quarta cessione credito per le banche, come anticipato in premessa, resta quasi impossibile oggi, trovare una ditta che sia disposta ad eseguire lavori edili applicando lo sconto in fattura. Abbiamo trattato l’argomento anche in un precedente articolo in cui avevamo già parlato di rischi e regole.

La difficoltà risiede nel fatto che le ditte si sono, ormai, chiuse verso questa possibilità, in quanto avranno poi difficoltà nel monetizzare il credito d’imposta che ne scaturisce. L’impresa, infatti, avrà problemi nel trovare banche o altri operatori disposti ad accordare la cessione credito.

Sono già molte le banche che hanno deciso di non accettare più domande di cessione. Inoltre, poiché la normativa di riferimento è abbastanza ingrovigliata ed in continua evoluzione, chi è intenzionato ad acquisire il credito ha aumentato anche le verifiche preliminari prima di accettare.

Se prima in media una pratica di sconto in fattura e successiva cessione del credito si chiudeva in 30-45 giorni, oggi parliamo di una tempistica ben al di sopra. Oltre i due mesi.

Questo significa che se una ditta accorda, oggi, lo sconto in fattura, dovrà aspettare minimo 60 giorni prima di monetizzare e, quindi, avere ritorno di liquidità.