Quanti genitori trovandosi di fronte ai lavoretti realizzati a scuola dai propri bambini hanno pensato “a che serve?” oppure “dove lo metto?”. I lavoretti reralizzati a scuola dai piccini, infatti, non solo risultano essere inutili ma sono anche brutti. La manualità dei bambini, infatti, non è sviluppata al punto da permettere la realizzazione dei progetti delle insegnanti.

Ma almeno questi lavoretti hanno una funzionalità per i nostri figli? Neanche. Soprattutto per quanto riguarda la scuola materna. In quella fascia di età, infatti, per i bambini, molto spesso è frustrante fare i lavoretti poichè si rendono conto dei propri limiti e di non riuscire a riprodurre quanto mostrato loro dalla maestra.

In quel particolare periodo, infatti, per favorire la manualità dei bambini sarebbe necessario che essi fossero lasciati liberi di sperimentare forme, colori e uno stile personale, cosa che, invece non accade nella realizzazione dei lavorette durante la quale i piccoli sono costretti ad assemblare in un determinato ordine quanto fornito dall’adulto.

Queste sono le conclusioni cui è giunta l’educatrice Erika Christakis: la maggior parte dei lavoretti non servono a niente. Nella sua recente pubblicazione, The importance of Being little: what preschoolers really need from grownups, l’educatrice si concentra soprattutto sull’età della scuola materna e un intero capitolo è dedicato, appunto, ai lavoretti. Melissa Dahl, in un articolo sul New York Magazine, riassumendo il pensiero della Christakis, scrive che un lavoretto è qualcosa che il bambino non può concepire e realizzare di suo. “Queste attività, sostiene, mettono troppa enfasi sul prodotto – ovvero, qualcosa da appendere sul frigorifero di mamma e papà, e troppo poco l’accento sul processo creativo. In questa fase del loro sviluppo, i bambini hanno bisogno di fare ciò che vogliono con i colori, la creta o i pastelli; non traggono molto beneficio, d’altro canto, dall’assemblare dei pezzi di cartoncino precedentemente tagliati dai loro insegnanti” afferma la Dahl.