Aspettando la nuova quota 100, l’aumento delle pensioni di 500 euro in piena crisi per la riforma è uno schiaffo ai lavoratori. Come riportano le cronache, è successo nel Lazio.Dove è passato un emendamento per gli ex consiglieri regionali che sono stati anche eurodeputati.

E che, quindi, percepiscono quindi il doppio vitalizio. Un voto che è arrivato, politicamente parlando, sfruttando anche il marasma mediatico legato ad un attacco hacker ai sistemi informatici della regione Lazio.

L’aumento delle pensioni di 500 euro arriva mentre, per tutti coloro che sono vicini al ritiro dal lavoro, l’incertezza regna sovrana.

Visto che ormai mancano poco più di quattro mesi alla fine della sperimentazione triennale della quota 100.

L’aumento delle pensioni di 500 euro in piena crisi per la riforma è uno schiaffo ai lavoratori

L’aumento delle pensioni di 500 euro è chiaramente un miraggio per i comuni cittadini. Inoltre, dal 2022 i requisiti per accedere al pensionamento anticipato potrebbero essere più stringenti. Rispetto all’anno corrente.

Per esempio, se davvero arriverà la nuova quota 100, dal 2022 potrebbero non bastare 62 anni di età. E 38 anni di contributi versati per ritirarsi dal lavoro 5 anni prima. Rispetto alla maturazione dei requisiti di accesso per la pensione INPS di vecchiaia.

Quale futuro per i lavoratori nel 2022 al fine di poter andare in pensione?

L’aumento delle pensioni di 500 euro in piena crisi per la riforma è uno schiaffo ai lavoratori, inoltre, perché ad oggi incombe uno scenario da incubo. Ovverosia, quello relativo al ritorno dello scalone della riforma Fornero.

Supponendo che nel 2022 la quota 100 non sarà prorogata/rinnovata, infatti, ad oggi non ci sono altre alternative. Se non aspettare i 67 anni per maturare i requisiti per il pensionamento.

Lo scenario attuale è anche dovuto al fatto che, sulla riforma delle pensioni, il Governo italiano sta palesemente e oggettivamente temporeggiando. Al punto che qualche certezza, sui nuovi meccanismi di pensionamento anticipato, potrebbe arrivare non prima del varo della legge di Bilancio di fine anno.