L’evasione fiscale italiana è alle stelle ed è une delle più altre tra tutti i paesi sviluppati. Per Ernesto Maria Ruffini, il direttore dell’Agenzia delle entrate, uno dei principali fattori che ci ha portato a questo risultato è senz’altro di tipo culturale. Insomma, le solite furberie all’italiana.

Sconfiggere questo fenomeno, ad ogni modo, è possibile, ma solo se si utilizzano le giuste contromisure. Ruffini, intervistato dal “Corriere della Sera”, dice di avere a disposizione un’arma potentissima, ma che, a suo malgrado, non può utilizzare.

Vediamo meglio di cosa si tratta.

La tecnologia come arma per scovare gli evasori, ma in alcuni casi non può essere utilizzata

L’arma di cui ha parlato il direttore dell’Agenzia delle entrate, Ernesto Maria Ruffini, molto genericamente, è la tecnologia. Il problema, spiega lo stesso direttore, è che, a causa di una miriade di norme sulla privacy, non possiamo usarla.

Negli ultimi anni, ha spiegato Ruffini, la tecnologia e il patrimonio di dati e informazioni di cui disponiamo consentirebbe ottimi risultati sul fronte della lotta all’evasione. Ma se non siamo autorizzati a utilizzarli questa lotta avrà sempre le armi spuntate: “è come avere un bolide ma tenerlo parcheggiato in garage”.

La tutela dei dati personali, conclude il direttore dell’Ade, è doverosa, ma occorre trovare il giusto equilibrio, altrimenti il diritto del singolo prevarica quello della collettività.

 

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