La pensione degli italiani aumenterà dal 2023 significativamente. In base al meccanismo della perequazione automatica, gli assegni dovranno essere rivalutati a seguito della variazione dei prezzi al consumo.

Per questo, però, bisognerà attendere i dati ufficiali Istat sull’inflazione 2022 che saranno resi noti a breve. A quel punto si potrà stabilire con esattezza di quanto aumenterà la pensione il prossimo anno. Tuttavia, già si possono fare delle anticipazioni, visto quali sono stati finora i dati inflativi nel nostro Paese.

Pensione, verso aumenti significativi

Per quest’anno gli economisti sono concordi nel ritenere che il tasso di inflazione si attesterà intorno al 7-8%.

Una conferma che arriva anche dalla Nota di aggiornamento del documento di economia e finanza (Nadef) recentemente presentato dal governo al Parlamento.

Cosa attendersi dunque? Sicuramente un incremento significativo della pensione di tale misura percentuale. Dalle minime a quelle d’oro, l’aumento interesserà tutti indistintamente, come previsto dalla normativa.

In previsione il Parlamento dovrà stanziare con la prossima legge di bilancio 23-25 miliardi di euro per rivalutare gli assegni di 16 milioni di italiani. Cifra alla quale non eravamo più abitati a considerare da 40 anni. Cioè da quando l’inflazione, ai tempi della lira, galoppava agli stessi ritmi di oggi.

Primi anticipi a ottobre, novembre e dicembre

Un intervento significativo che desta anche preoccupazione a livello sociale. L’improvvisa impennata dei prezzi sta già mettendo in difficoltà pensionati e lavoratori. Al punto che il governo Draghi è intervenuto con misure ad hoc per tamponare l’emergenza.

Grazie al decreto Aiuti bis è stato disposto un anticipo del 2% della rivalutazione degli assegni prevista per gennaio 2023. L’aumento interessa solo i pensionati con redditi fino a 35 mila euro, o 2.692 euro al mese di pensione, cioè le persone più fragile.

Per costoro si tratta di ricevere un acconto che il governo ha stabilito sulle risultanze dell’inflazione dei primi sei mesi del 2022.

A cui seguirà a novembre, questa volta per tutti, un altro piccolo incremento previsto per gennaio 2023.

Si tratta del recupero della rivalutazione dello 0,2% dello scorso anno (l’inflazione definitiva nel 2021 è risultata pari a + 1,9% anziché dello 1,7% provvisoriamente applicato dall’Inps). Con il cedolino di novembre saranno corrisposti anche gli arretrati maturati dal 1° gennaio 2022 al 30 settembre 2022.

La perequazione prevista per il 2023

Ma quello che più importa sottolineare è che da gennaio 2023 scatterà la rivalutazione ufficiale per tutte le pensioni. Gli assegni dovranno essere incrementati in base ai dati definitivi sull’inflazione del 2022 che si prevede in forte crescita. Quindi un rialzo robusto dell’ordine del 7-8%.

Lo Stato dovrà quindi sborsare un sacco di soldi in più per la perequazione automatica degli assegni, cosa alla quale non eravamo più abituati perché l’inflazione è rimasta molto bassa negli ultimi 10 anni.

Per coloro che percepiscono una pensione fino a 2.692 euro al mese, l’incremento sarà defalcato dell’acconto del 2% ricevuto negli ultimi tre mesi del 2022. Per tutti gli altri, invece, circa 4 milioni di pensionati, gli aumenti scatteranno dal primo giorno del 2023.

Inflazione e rivalutazione delle rendite

Dal prossimo anno, quindi, le rivalutazioni degli assegni saranno applicate per tutti. Chi percepisce pensioni d’oro o d’argento, però, non godrà della piena perequazione automatica. La legge fissa dei limiti che sono

  • fino a 4 volte il minimo rivalutazione al 100%;
  • fra quattro e cinque volte il minimo rivalutazione al 90%;
  • sopra cinque volte il minimo rivalutazione del 75%.

Una scaletta che però potrebbe cambiare anche per limitare l’intervento finanziario dello Stato.  Il legislatore potrebbe tenere maggiormente conto delle pensioni appartenenti alla prima fascia, cioè quella fino a 2.600 euro lordi al mese, sacrificando maggiormente le altre.

120 euro in più su 1.500 euro di pensione dal 2023

Facciamo un esempio pratico su una pensione da 1.500 euro lordi al mese.

Di quanto potrebbe aumentare il prossimo anno? Qualora il tasso di inflazione fosse del 8%, la rendita aumenterebbe di 1.560 euro all’anno. Che spalmata su tredici mensilità corrisponde a 120 euro in più al mese.

Cifra che sarà corretta in base agli anticipi corrisposti a ottobre, novembre e dicembre 2022 di cui abbiamo parlato sopra. Ma in buona sostanza si tratta di un incremento significativo della pensione degli Italia. Ovviamente la cifra è al lordo della ritenute fiscali, per cui bisognerà tenere conto delle imposte previste dagli scaglioni Irpef e dalle addizionali locali.