Prendere la pensione dopo una lunga e pesante carriera lavorativa è senza dubbio una delle aspirazioni di molti lavoratori. E per andare in pensione ci sono sostanzialmente due sole vie. La prima prevede il raggiungimento della giusta età anagrafica. La seconda invece prevede il raggiungimento della altrettanto giusta carriera contributiva. Soprattutto sulla seconda strada sono molti i nodi al pettine che possono venire in capo a chi cerca una soluzione per andare in pensione non passando dall’età, ma dalla contribuzione.

Soprattutto oggi andare in pensione senza badare all’età anagrafica ha un vincolo pensante come anzianità contributiva da completare.

“Lavoro da quando ho 18 anni e sono arrivato a 60 anni con la voglia di andare in pensione. Volevo conoscere bene le norme che riguardano la pensione di anzianità. So che non esiste più e che ha cambiato nome. Mi spiegate tutti i particolari che possono consentirmi di andare in pensione visto che ho superato sicuro i 40 anni di contributi già oggi?”

La pensione anticipata 2023 e tutte le cose da conoscere, anche quelle poco note ai più

La pensione anticipata è il trattamento previdenziale riconosciuto dall’INPS a chi raggiunge la giusta carriera contributiva. Un trattamento che dal lato del lavoratore, può essere conseguito a prescindere dall’età anagrafica. In pratica, prestazione che spetta a coloro che hanno maturato una lunga anzianità contributiva dal momento che oggi si centra con ben 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Per le donne invece basta anche un anno in meno e soglia che si ferma a 41 anni e 10 mesi.  Si tratta di una misura introdotta dalla riforma Fornero nel 2012 in sostituzione della pensione di anzianità. Semplice come misura quindi, perché dal punto di vista dei requisiti il lavoratore deve:

  • essere iscritto alla previdenza obbligatoria;
  • avere 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini o 41 anni e 10 mesi per le donne;
  • avere almeno 35 anni di contributi effettivi, senza considerare i figurativi da disoccupazione indennizzata o malattia.

Durata, decorrenza e altre notizie utili per la pensione anticipata ordinaria

La chiamano pensione anticipata ordinaria perché è una misura strutturale del sistema, non scade e riguarda la generalità o quasi dei lavoratori.

E fa parte del novero delle misure pilastro del sistema previdenziale, perché come importanza è paragonabile alla pensione di vecchiaia che si centra a 67 anni di età con 20 anni di contributi versati. La pensione anticipata spetta a partire dal primo giorno del mese successivo alla data di presentazione della domanda e quindi di maturazione dei requisiti per chi decide di uscire immediatamente dopo il completamento della contribuzione richiesta. Ma la decorrenza del trattamento è posticipata di 3 mesi per via del meccanismo della finestra.

Nel periodo intercorrente tra maturazione del diritto e decorrenza della prestazione il lavoratore può continuare a lavorare, arrivando a prendere una pensione calcolata su 43 anni e un mese per gli uomini o 42 anni ed un mese per le donne. La pensione anticipata una volta concessa è vita natural durante, nel senso che dura fino al decesso del pensionato.

Tasse, domanda e tutto quello che c’è da conoscere per la prestazione

L’importo della pensione anticipata è calcolato in base al sistema retributivo, misto o contributivo, a seconda dell’anno di inizio dell’attività lavorativa e dei contributi versati. Naturalmente vista la lunga carriera necessaria, non esiste oggi un lavoratore che esce con la pensione anticipata come contributivo puro. Infatti la data limite da considerare in questo caso è il 31 dicembre 1995. Chi non ha alcun contributo versato entro tale data è considerato un contributivo puro. E pertanto non ha diritto a calcoli della pensione differenti da quello contributivo. Ma avendo iniziato a lavorare nel 1996 almeno, non può essere arrivato matematicamente a 42 anni e 10 mesi di contribuzione già oggi nel 2023.

Il sistema retributivo si applica ai lavoratori che hanno iniziato a lavorare prima del 1996 ma hanno diritto al calcolo retributivo solo se hanno cessato i versamenti al 31 dicembre 1995. Altra cosa assai improbabile oggi. La stragrande maggioranza dei lavoratori che escono in questi anni con le anticipate ordinarie hanno diritto al calcolo misto.

Favoriti quelli con molti anni di lavoro prima del 1996

Il sistema misto si applica ai lavoratori che hanno versamenti in epoca retributiva e contributiva. Tutti i versamenti prima del 1996 sono considerati come periodi retributivi. E la pensione è calcolata in base alla retribuzione percepita, soprattutto negli ultimi anni di carriera. Tutti i versamenti successivi al 1995 invece sono considerati come logica, periodi contributivi. E la pensione è calcolata in base al montante dei contributi, rivalutato e passato con dei coefficienti per essere trasformato in assegno pensionistico. La pensione anticipata è tassata. E si parla di tassazione ordinaria perché è considerata alla stregua di un qualsiasi altro reddito da lavoro dipendente. Infatti è assoggettata all’IRPEF e alle sue addizionali regionali e comunali. E l’INPS in quanto sostituto di imposta di un pensionato, ogni mese sul cedolino della pensione pagata applica le classiche ritenute fiscali.