Ci si può allenare a scegliere, oppure no. Anche non scegliere è una scelta. In tutti i casi avrai comunque ragione, perché sarai tu a decidere“, afferma Caterina Carbonardi. La libertà di scelta, in effetti, è l’essenza stessa della nostra vita. In assenza di interferenze esterne, infatti, possiamo valutare i vari aspetti di ogni situazione e decidere di intraprendere quella che si considera essere la strada più idonea alle proprie esigenze.

Questo non vuol dire, ovviamente, che sia sempre la strada più giusta.

Anzi, molte volte si decide di correre, anche consapevolmente, dei rischi. Lo sanno bene i molti lavoratori che si trovano di fronte a un vero e proprio bivio. Ovvero se attendere o meno il raggiungimento dei 70 anni di età per andare in pensione. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

La pensione a 70 anni è un rischio o una scelta?

Lavorare fino all’età di 70 anni è un’opportunità oppure l’ennesimo rischio? Una domanda che si staranno ponendo molti dipendenti pubblici dopo aver appreso la notizia dell’ultimo emendamento al decreto Milleproroghe targato Fratelli d’Italia. Ma in cosa consiste? Ebbene, un emendamento presentato alle commissioni Affari Costituzionali e Bilancio del Senato, con firmatario Domenico Matera, propone un allungamento dell’attività lavorativa, su base volontaria, dei dipendenti pubblici.

Entrando nei dettagli ad essere coinvolti da tale emendamento sono i dipendenti pubblici che hanno raggiunto l’età di 67 anni, senza aver però maturato i 36 anni di contributi. I soggetti che rientrano in tale situazione, pertanto, secondo l’emendamento poc’anzi citati, potrebbero richiedere di continuare a prestare servizio fino al raggiungimento dell’età di 70 anni. Il tutto, è bene sottolineare, su base volontaria.

L’emendamento di Fratelli d’Italia

L’uscita dal mondo del lavoro in posticipo, però, non avrebbe luogo in automatico. Come si legge nell’emendamento, infatti, spetta “all’amministrazione pubblica presso la quale il dipendente presta servizio accogliere la richiesta“.

Ma non solo, tale operazione non comporterebbe alcun aggravio economico dato che non vi sarebbero “nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica“.

Una proposta grazie alla quale si intende garantire una copertura a tutte quelle attività lavorative che rischiano di dover fare i conti con una carenza di personale. Nel corso del 2023, infatti, grazie a quota 103 circa 10 mila lavoratori potrebbero lasciare in anticipo il posto di lavoro, creando una carenza di organico non indifferente. Al momento comunque, è bene sottolineare, si tratta solo di una proposta. Non resta che attendere la votazione che avrà luogo nel corso dei prossimi giorni per vedere se verrà approvata o meno.