Qualcuno, contrario al reddito di cittadinanza, immagina i beneficiari del sussidio come parassiti senza voglia di lavorare, “allergici” ad ogni sforzo e spirito di sacrifico. Ed è questa la realtà che si racconta e riporta ad eventuali interlocutori. Ma l’Istat risponde ai luoghi comuni con i numeri e la realtà che traspare dai Report statistici per Rdc e altri sussidi è ben diversa.

Chi sono i beneficiari del reddito di cittadinanza e in quanti lavorano?

I report Istat relativi al 2021 rivelano due buone notizie e una cattiva.

Le prime due sono che:

  1. la disoccupazione sta rallentando;
  2. la domanda di lavoro cresce a ritmo più veloce dell’occupazione. Il che, in altri termini, significa che ci sono e continueranno ad esserci posti vacanti da occupare.

La cattiva notizia, che a ben vedere non stupisce più di tanto però vista la premessa di apertura dell’articolo,  prevedibile, è che si sente ancora ripete la storiella dei giovani che non hanno voglia di lavorare, dei percettori del reddito di cittadinanza che si adagiano sul sussidio e dei “poveri imprenditori” che non trovano personale. Nessuno che si chieda quali sono le condizioni di lavoro offerte e che rifletta su quanto sia grave se un sussidio di sopravvivenza riesca ad essere più allettante di uno stipendio. L’etichetta di “divanisti” non è un vociferare di persone poco esperte o di “boomer” lontani dalle dinamiche giovanili: la si legge sui quotidiani nazionali. E, stando ai dati Istat, è una distorsione della realtà dei fatti.

Innegabile che i cd “furbetti del reddito di cittadinanza” esistano. Noi stessi dalle nostre pagine raccontiamo spesso testimonianza di indagini della GdF, di escamotage e truffe per ottenere indebitamente la ricarica ma questo non può bastare da solo a snaturare la misura.