Infedeltà all’azienda, questa definizione viene chiarita dalla Corte di Cassazione in merito al licenziamento di un lavoratore per infedeltà all’azienda. La definizione di infedeltà all’azienda e le sanzioni a danno del lavoratore che non rispettano i doveri di correttezza nei confronti del datore di lavoro.

Infedeltà all’azienda: la sentenza

La Suprema Corte ha dichiarato legittimo il licenziamento per giusta causa di un dipendente con mansioni di ufficiale di riscossione preposto alla notifica delle cartelle esattoriali. Il dipendente è stato allontanato dall’azienda a causa di un comportamento scorretto e illegittimo.

Il dipendente teneva un comportamento illegittimo sulle comunicazione ai debitori delle strategie più efficaci per opporsi all’esecuzione.

Infedeltà all’azienda: cosa afferma la Corte?

La Corte afferma che i doveri di un lavoratore sono:

la prestazione attiene all’esercizio di una funzione delicata, quale quella dell’ufficiale di riscossione di tributi e si svolge in diretto contatto con i soggetti tenuti all’adempimento di obbligazioni connesse ad un pubblico interesse, al lavoratore è richiesto un comportamento improntato ad una particolare correttezza e trasparenza nell’esecuzione della prestazione”.

Infedeltà all’azienda: viene a mancare il rapporto di fiducia

Questa condotta di fatto fa sgretolare il rapporto di fiducia instaurato tra dipendente e datore di lavoro, causando il licenziamento del lavoratore per giusta causa.
La sentenza della Corte di Cassazione n. 10959/13 detta che le operazioni compiute dal lavoratore sono:

rivelatrici di un comportamento del dipendente che violava i doveri di correttezza e buona fede nell’esecuzione del rapporto, così giustificandone la risoluzione”.