Come noto l’attestazione ISEE da quest’anno terrà conto in maniera più dettagliata della consistenza del patrimonio mobiliare di chi la richiede. Mentre in passato, talvolta i controlli sfuggivano al fisco, dal 1 gennaio 2020 nulla è più passibile di errore.

Da quest’anno viene infatti svolto un controllo automatico, sulla base dei dati contenuti nell’Archivio dei rapporti gestito dall’Agenzia delle Entrate, volto a riscontrare se vi sia corrispondenza tra quanto indicato nei Quadri FC2 della DSU e quanto risulta nell’Archivio stesso.

Nulla pertanto potrà sfuggire al fisco in fase di verifica.

I controlli automatici dei valori mobiliari

In particolare l’Inps, con messaggio numero 1274 del 20 marzo 2020, spiega che a partire dalla metà del mese di marzo Inps e Agenzia delle Entrate hanno adottato nuovi criteri di controllo automatico dei dati dichiarati. Nello specifico, per quanto attiene ai valori mobiliari, qualora siano rilevate delle omissioni o difformità – dice l’Inps – saranno riportate, nella sezione delle annotazioni dell’attestazione ISEE, le informazioni dei componenti per i quali sono state rilevate tali omissioni o difformità (art. 4, comma 2, del D.M. 9 agosto 2019). E in particolare, le seguenti informazioni:

  • i codici fiscali dei componenti per i quali sono state rilevate le omissioni o difformità;
  • l’elenco dei rapporti finanziari esistenti nell’Anagrafe dei rapporti;
  • il codice fiscale dell’operatore finanziario e la sua denominazione (Banca, Poste italiane, ecc.);
  • la data di inizio e l’eventuale data di fine dei rapporti finanziari.

Spesso i valori dichiarati non coincidono

A seguito degli esiti dei controlli effettuati nei primi giorni dell’avvio delle nuove modalità di controllo sul patrimonio mobiliare – spiega la circolare Inps – è emersa una problematica in presenza di conti titoli e di Società di Gestione del Risparmio (SGR),ossia in presenza di fondi certificati contemporaneamente dall’Istituto di credito e dalla SGR, pur trattandosi, in tutto o in parte, delle medesime attività.

Infatti, entrambi gli operatori finanziari sono tenuti a comunicare all’Agenzia delle Entrate i rapporti finanziari gestiti per conto dei cittadini. Ne consegue che in fase di controllo del patrimonio mobiliare i valori inevitabilmente non coincidono con quelli autocertificati dal dichiarante in DSU.

Attenzione all’autodichirazione

L’Agenzia delle Entrate e l’Inps hanno quindi adottato a decorrere dalla metà di marzo 2020, laddove possibile, criteri di neutralizzazione automatica della duplicazione degli importi. Gli utenti interessati, pertanto, potranno presentare una nuova DSU al fine di ottenere una attestazione ISEE senza difformità. Qualora, nonostante l’applicazione di tali criteri di neutralizzazione, risultassero delle omissioni o difformità, il cittadino dovrà presentare domanda per la prestazione avvalendosi della stessa attestazione ISEE recante le omissioni o difformità, documentando all’Ente erogatore la correttezza dei dati autodichiarati per il riconoscimento o la continuazione del beneficio. In tali casi, la documentazione da esibire è sia quella rilasciata dall’Istituto di credito che quella della SGR, dalle quali risulti sostanzialmente la consistenza del medesimo patrimonio mobiliare.