Chiamare “malato immaginario” un soggetto ipocondriaco può nascondere ignoranza su questa condizione o superficialità. Si tratta, infatti, di una patologia perché chi ne soffre è seriamente convinto di stare male: l’ipocondria può diventare invalidante sul posto di lavoro?

Il lavoratore ipocondriaco non è l’assenteista che inventa malattie per non andare a lavoro: è veramente convinto di avere patologie e ne avverte i sintomi connessi.

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Nelle forme più gravi dalla ipocondria nevrotica si passa a veri e propri deliri o allucinazioni.

Possiamo in questi casi parlare di disturbi psichici a tutti gli effetti. Ma quali sono i diritti di chi soffre di malattie psicosomatiche in ambito lavorativo ovvero per permessi, malattia Inail e invalidità?

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Ipocondriaco a lavoro: regole e diritti

In linea generale il lavoratore ipocondriaco non ha diritto ad agevolazioni particolari se non degenera in uno stato depressivo.

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Questo perché viene valutato che la capacità lavorativa viene compromessa in modo piuttosto limitato: alla nevrosi fobico ossessiva di entità media, viene di norma concessa una riduzione che oscilla tra il 21 e il 30%. Non viene riconosciuto lo stato di invalidità quindi perché non si supera neanche un terzo della percentuale (la soglia minima per parlare di invalidità è il 34%).

Se si sfocia in nevrosi fobico ossessiva grave la percentuale riconosciuta può salire dal 41 al 50% di riduzione della capacità lavorativa che permette, ad esempio, tra le altre cose, di iscriversi al collocamento mirato. Ma a ben vedere in questo caso la tabella Inps non parla neanche più di ipocondria.