Già in passato la Corte di Cassazione si era espressa sugli eventuali insulti presenti sulle bacheche di Facebook escludendoli dal reato dell’insulto a mezzo stampa. Ma, avendo la stessa Suprema Corte, definito Facebook come una immensa piazza immateriale, il social network viene riconosciuto come un luogo pubblico e proprio per questo la pubblicazione di un’offesa o di un insulto sulla bacheca di un utente rientra nel reato di diffamazione aggravata.

La Corte di Cassazione, quindi, con una recente sentenza, la numero 8328 del 1 marzo 2016,  torna ad occuparsi del social network più chiacchierato del web.

La pubblicazione di un insulto su Facebook ha la potenzialità di raggiungere in tempi brevissimi un numero molto alto di persone: proprio per questo si configura il reato di diffamazione aggravata, reato che implica che l’offesa della reputazione dell’insultato è vista da molte persone facendo perdere stima e ferendone la reputazione, ovvero il sentimento che la collettività prova per una determinata persona.

Anche se la Cassazione ha sempre difeso il diritto di critica così come quello di cronaca, che sono strettamenti legati alla libertà di pensiero dell’individuo, va individuata una linea di confine tra diritto di critica e diffamazione.

Diritto di critica e diffamazione: quale linea di confine?

I limiti di confini imposti a tal proposito dalla Corte di Cassazione sono 3: verità, pertinenza e continenza. Quando si vadano a superare questi 3 limiti violando le regole della normale buona educazione, si commetterà il reato di diffamazione aggravata che va a tutelare la reputazione di una persona. Queste violazioni, quindi, riguardano anche il postare commenti negativi su Facebook poichè anche postando su una bacheca di un utente del social un insulto si rientra nel reato di diffamazione aggravata.