Il dipendente che si fa male sul posto di lavoro ha sempre diritto al risarcimento del danno?

A rispondere al quesito è una sentenza della Corte di Cassazione la quale stabilisce che qualora il dipendente si faccia male per non essersi attenuto alle proprie mansioni non può chiedere il risarcimento dei danni.

Anche se la giurisprudenza si è mostrata sempre molto garantista nei confronti dei lavoratori in merito agli infortuni sul lavoro volendo tutelare la salute e la sicurezza dei dipendenti, laddove l’infortunio dipenda da un comportamento imprevedibile e che esula dalle proprie mansioni il risarcimento può essere negato.

Se il lavoratore, quindi, tiene un comportamento anomalo e imprevedibile il risarcimento per la Corte di Cassazione non spetta poichè la causa ell’incidente non è l’ambiente di lavoro o il rischio connesso all’attività ma la condotta imprudente messa in atto. In questo caso, quindi, al datore di lavoro non può essere rimproverato nulla e non può, di conseguenza, essere condannato al risarcimento dei danni derivati dall’infortunio.

Risarcimento danni infortunio: quando spetta?

Il risarcimento danni in caso di infortunio sul lavoro spetta soltanto quando il danno sia stato cagionato dal lavoro stesso: se il rischio è stato generato dal lavoratore il risarcimento non spetta.

Il risarcimento, secondo la giurisprudenza spetta nei seguenti casi:

  •         rischio proprio della prestazione lavorativa;
  •        rischio ambientale ossia riguardante soggetti che, pur non essendo addetti a lavorazioni pericolose, svolgono in modo costante attività lavorativa in connessione ambientale con la lavorazione protetta; questi lavoratori sono esposti allo stesso rischio cui sono esposti gli addetti alla lavorazione protetta;
  •       rischio improprio ossia occorso durante un’attività preparatoria o, comunque, strumentale allo svolgimento delle mansioni.