Con l’avvicinarsi dell’addio a quota 100, molti lavoratori sono alla ricerca qua e là di soluzioni alternative alla pensione di vecchiaia. In assenza di un intervento legislativo, infatti, dal 1 gennaio 2022 si tornerà a considerare le regole previste dalla Fornero.

In buona sostanza si calcolerà l’accesso alla pensione solo al compimento di 67 anni di età con almeno 20 anni di contributi. In alternativa, si potrà lasciare il lavoro con 42 anni e 10 mesi di versamenti (uno in meno per le donne) indipendentemente dall’età.

Come lasciare il lavoro in anticipo

Esistono tuttavia vecchie leggi in vigore che consentono di andare in pensione qualche anno prima a condizione che il lavoratore si trovi in particolari e gravi situazioni di invalidità. Quindi in condizioni precarie di salute che coinvolgono un ristretto numero di beneficiari.

A questo proposito facciamo riferimento alle deroghe introdotte dal governo Amato e che prevedono l’accesso alla pensione ai lavoratori a cui è stata riconosciuta una percentuale di invalidità civile di almeno l’80%.

Ma non è questo l’unico requisito da possedere. Il diritto alla pensione, in questo caso, sorge al compimento di una precisa età anagrafica in corrispondenza dell’inquadramento professionale. Vale a dire, 61 anni per i lavoratori dipendenti (56 per le donne) e 66 anni per i lavoratori autonomi (61 per le donne).

Altro requisito da possedere è l’anzianità contributiva di 20 anni. Ne bastano 15 se si ha iniziato a lavorare prima del 1992 o si ha ottenuto l’autorizzazione ai versamenti volontari prima di tale data e la pensione è calcolata interamente col sistema retributivo.

In pensione fino a 16 anni prima

Ancora più agevolato è l’accesso alla pensione dei lavoratori ipovedenti. Il nostro ordinamento prevede l’insorgenza del diritto al riconoscimento e accertamento dell’infermità. A patto che abbiano una anzianità contributiva non inferiore a 10 anni.

Il diritto alla pensione per gli ipovedenti sorge quindi al compimento 56 anni per i lavoratori dipendenti (51 per le lavoratrici) e 61 anni per i lavoratori autonomi (56 per le donne).

Questa differenza di età anagrafica vale anche nel caso il lavoratore possa far valere una contribuzione mista. Cioè con versamenti sia nel fondo lavoratori dipendenti che nella gestione dei lavoratori autonomi.