Con la Riforma del Catasto possedere un immobile in certe città potrebbe diventare un vero e proprio salasso. Ecco quello che non dicono.

È davvero alta la tensione nel Governo Draghi a proposito della riforma catastale, che è stata pensata per fare emergere nei registri pubblici i cosiddetti immobili “fantasma”. Sono quelli non registrati o registrati in modo non corretto.

Riforma del Catasto: quali sono le due fasi?

Il nodo centrale è contenuto all’articolo 6 della legge delega per la riforma fiscale, con cui il Parlamento ha demandato al Governo il compito di occuparsi della materia.

La norma prevede la

“modifica della disciplina relativa al sistema di rilevazione catastale, al fine di modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo delle consistenze dei terreni e dei fabbricati, e un’integrazione delle informazioni presenti nel catasto dei fabbricati in tutto il territorio nazionale, da rendere disponibile a decorrere dal 1° gennaio 2026″.

Il 5 maggio è arrivato l’annuncio sull’accordo interno della maggioranza. Il testo originale della riforma prevede due fasi: la prima intende modernizzare gli strumenti di individuazione e di controllo di terreni e fabbricati.

La prima fase consiste in un’operazione di trasparenza. In pratica la messa a disposizione dell’Agenzia delle Entrate degli strumenti per rilevare:

  • terreni edificabili accatastati come agricoli;
  • immobili non censiti;
  • immobili abusivi.

La seconda fase prevede una serie di meccanismi per adeguare automaticamente i valori patrimoniali e delle rendite dei fabbricati in base alle variazioni del mercato.

La finalità della riforma catastale è quella di avere una banca dati aggiornata del patrimonio immobiliare italiano.

Riforma del Catasto: chi dovrebbe pagare di più?

Per i proprietari di uno o di più immobili con determinate caratteristiche catastali il rischio è di pagare più tasse.

La finalità della riforma catastale è allineare le rendite catastali al valore reale degli immobili. Molti proprietari pagano di più del dovuto, mentre altri pagano meno tasse.

Secondo quanto riportato dalla UIL, le rendite catastali potrebbero aumentare del 128%. La città più a rischio è Trento, dove è previsto un incremento del 189%, nella Capitale l’aumento è del 183%, a Palermo l’incremento è del 164% e nella città meneghina l’aumento è del 123%.

L’ultimo aggiornamento delle rendite catastali risale al 1989. A beneficiare della situazione sono i proprietari di immobili siti in zone turistiche, come la Toscana, Liguria, Sardegna, Sicilia, Campania, Lazio, Veneto e Lombardia.

Riforma Catastale: dal 2026 più dati

A partire dall’anno 2026 a ogni unità immobiliare dovrà essere attribuito anche il valore patrimoniale e una rendita attualizzata, oltre alla rendita catastale già prevista dalla attuale disciplina.

Per quanto concerne gli immobili d’interesse storico o artistico, come definiti dal Codice dei beni culturali e del paesaggio, è necessario procedere alla riduzione del valore patrimoniale medio.

Inoltre, dal 2026 devono essere previsti dei meccanismi capaci di adeguare il valore patrimoniale e il valore delle rendite degli immobili urbani, che tengano conto del valore di mercato.