Si avvicina la riforma pensioni o meglio quella soluzione alternativa a quota 100 tanto desiderata dai lavoratori. Come noto, il 31 dicembre il pensionamento anticipato a 62 anni di età con 38 di contributi finirà col rischio che dal 1 gennaio 2022 scatti uno scalone di 5 anni.

Sono tanti i lavoratori che per un anno o solo per pochi mesi non possono accedere a quota 100. E per costoro va trovata una soluzione alternativa che non li penalizzi eccessivamente con i requisiti previsti dalla Fornero. Cioè in pensione di vecchiaia a 67 anni o con 42 anni e 10 mesi di contributi (per le donne un anno in meno) a prescindere dall’età.

La proposta dell’Inps

Scartata la strada di quota 41 che costerebbe troppo, si parla adesso di uscita anticipata a 64 anni di età con almeno 20 di contributi. Ma a una condizione: la pensione dovrà essere liquidata solo ed esclusivamente col sistema di calcolo contributivo.

La proposta è stata formulata recentemente dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico prospettando anche un minore impatto di spesa sui conti dello Stato. Una opzione meno onerosa che costerebbe inizialmente 1,2 miliari di euro per arrivare a un picco di 4,7 miliardi nel 2027.

Una pensione anticipata, quindi, che ricalca strettamente il sistema adottato per opzione donna, ma con meno penalizzazione.

Pensione anticipata a 64 anni

A dire il vero, la pensione anticipata a 64 anni oggi già esiste. Ma l’opzione è riservata esclusivamente ai lavoratori il cui accredito contributivo sia interamente successivo al 31 dicembre 1995.

Bisogna, poi, aver maturato un assegno di pensione pari almeno a 2,8 volte l’importo dell’assegno sociale. Cifra che per il 2021 ammonta ad almeno 1.288 euro mensili essendo il valore dell’assegno sociale pari a 460 euro. Ragionevole pensare che pochi, a queste condizioni, riusciranno ad accedere a questi tipo di pensione.

Basterebbe quindi, aggiustare il tiro su questa opzione già esistente eliminando il requisito minimo dell’importo per concedere a ogni lavoratore, sia autonomo che dipendente, la possibilità di uscire 3 anni prima dal lavoro.