Ci siamo soffermati più volte sugli effetti dell’epidemia del coronavirus per le aziende. Innegabilmente molte stanno subendo conseguenze dal rallentamento dell’attività o la chiusura e purtroppo la situazione potrebbe anche peggiorare. In questi giorni critici per il contagio a restare a casa sono soprattutto i lavoratori prossimi alla pensione che, avendo un’età più avanzata, sono maggiormente esposti ad un svilupparsi in forma aggressiva del virus. Ci hanno scritto lavoratori per sapere se possono stare a casa per paura del contagio e titolari di azienda che non riescono più a gestire, o temono di non poterlo fare nell’immediato futuro, i costi del personale.

Pensione anticipata: nuove possibilità per il coronavirus?

In attesa di sapere quali saranno le misure attuate dal Governo per gestire la crisi, cerchiamo di analizzare gli strumenti di accompagnamento alla pensione previsti per capire se c’è margine per un prepensionamento a causa del coronavirus.

Le aziende più grandi (minimo 15 dipendenti) possono valutare un accordo di isopensione, valido anche quest’anno: prevede uno scivolo fino a 7 anni rispetto alla maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia o anticipata ordinaria.

Sempre fino a 7 anni si può anticipare la pensione tramite assegno straordinario di sostegno al reddito. Anche se tecnicamente in questo caso non siamo di fronte ad un trattamento assimilabile alla pensione ma piuttosto alla cassa integrazione straordinaria, seppure totalmente a carico dell’azienda. I criteri di calcolo, invece, sono equiparabili a quelli pensionistici. Si può utilizzare per avere diritto alla quota 100.

Il cd contratto di espansione, invece, permette un anticipo fino a 5 anni: si tratta di una novità dello scorso anno, introdotta dal decreto Crescita del 2019. Tra i requisiti però c’è un organico di almeno mille unità quindi sono poche le aziende che possono accedere a questo strumento.

Ricordiamo che anche l’Ape Social è stata prorogata per tutto il 2020: vi possono accedere categorie tutelate come invalidi dal 74%, disoccupati di lungo corso, caregiver, addetti ai lavori gravosi.

Per chi perde il lavoro c’è la possibilità di fare domanda per l’indennità di disoccupazione: la Naspi richiede un minimo di 13 settimane di contributi versati negli ultimi quattro anni e almeno 30 giornate lavorato nell’anno. La durata massima è di 24 mesi.

Andare in pensione prima: strumenti per il coronavirus?

Veniamo al nocciolo della questione: se l’azienda, a causa della crisi dovuta a questa situazione di emergenza collettiva, riscontra di avere lavoratori in esubero che cosa può fare? Quali tra gli strumenti visti sopra conviene di più? Tendenzialmente è  preferibile interrompere il rapporto di chi ha già perfezionato il diritto ad una qualsiasi forma di pensione, ad esempio quota 100 o la pensione anticipata. Se non c’è questa possibilità, allora si possono considerare strumenti non propriamente assimilabili a pensioni, come l’assegno straordinario di cui sopra. Da ultimo subentra il ricorso alla Naspi.