C’è chi andrebbe in pensione prima dei 40 anni e chi lavorerebbe tutta la vita, anche dopo i 70. Dipende dal tipo di lavoro che si fa ma anche dalle proprie priorità nella vita, dal modo di impostarla, dagli obiettivi etc.

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Dire “in pensione prima” è generico: c’è chi si vuole anticipare qualche anno rispetto ai requisiti anagrafici per smettere di lavorare e chi “sogna in grande”. Si può realisticamente pensare di smettere di lavorare a 40 anni? Ultimamente ci si concentra sulla problematica opposta: l’innalzamento della soglia di età per la pensione.

Ma qualche tempo fa vi abbiamo parlato dei FIRE, un movimento che si propone di risparmiare abbastanza fino ai 40 anni per poi smettere di lavorare. Abbiamo visto che non è una scelta adatta a tutti perché impone dei sacrifici per risparmiare abbastanza. Ma a quanto ammonta questo “abbastanza”?

Per vivere di rendita bisogna guadagnare o risparmiare?

Senza entrare in calcoli troppo tecnici, considerando una rendita da azioni etc pari al 3% annuo netto, per la copertura delle spese annuali “S” abbiamo bisogno di un investimento “I” di: 3% di I = S
Sulla base di questo calcolo quindi, teoricamente, se una persona riuscisse ad avere un patrimonio investito che corrisponde a circa 33 volte le sue spese annue, questo genererebbe un reddito sufficiente per smettere di lavorare.

Risparmiando il 50% di quello che si guadagna, con tutti i sacrifici che questo stile di vita comporta come abolizione del superfluo, dopo circa 10 anni si potrà contare sulla copertura di un terzo delle spese tramite gli investimenti. Dopo 25 anni circa sarebbe realisticamente credibile smettere di lavorare e vivere di rendita, seguendo la filosofia del movimento FIRE. Non stiamo dicendo cosa sia giusto o sbagliato ma solo invitando ad una riflessione matematica: molti sostengono di non poter smettere di lavorare a 40 anni perché guadagnano troppo poco, in realtà spesso il limite è nella prospettiva opposta, ovvero si risparmia troppo poco.