Il silenzio del governo sulla riforma pensioni non aiuta a rasserenare gli animi. Siamo a metà anno e ancora nulla è stato intavolato coi sindacati. Unica cosa certa è che una eventuale riforma dovrà essere finanziariamente sostenibile.

La via maestra, in questo senso, pare essere l’uscita a 64 anni per tutti con almeno 20 di contributi, ma col ricalcolo interamente contributivo della pensione. Cosa che implicherebbe subito un taglio della rendita più o meno sostanzioso, a seconda dei casi.

La pensione a 64 anni con ricalcolo contributivo

Questa opzione sembra penalizzante perché riduce di molto l’assegno per coloro che hanno molti anni di contributi nel sistema retributivo.

E più sono gli anni di lavoro ante 1996, maggiore sarà la penalizzazione rispetto a una liquidazione col sistema di calcolo misto.

Per questo non ci sarebbe nemmeno bisogno di una riforma radicale del sistema pensionistico. In realtà la pensione anticipata a 64 anni già esiste per i lavoratori contributivi puri, cioè quelli che hanno iniziato a lavorare dopo il 1995, ma è vincolata a un limite. Quello legato al minimo di pensione pari a 2,8 l’importo dell’assegno sociale. Cioè 1.310 euro al mese.

Basta quindi rimuovere questo paletto per cambiare i requisiti, senza stravolgere tutto e mandare tutti in pensione a 64 anni. La penalizzazione sarebbe comunque relativa. I Tagli ci sarebbero, ma bisogna considerare anche il periodo di godimento della pensione.

Nessuna penalizzazione

Secondo Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, da quest’anno il 90% circa dei potenziali pensionati sono nel regime misto e la loro pensione per il 70% circa è calcolata con il metodo contributivo. Quindi solo un terzo della pensione sarebbe “danneggiato” dal sistema di calcolo contributivo.

A conti fatti, il regime di calcolo contributivo puro peserebbe sull’assegno di chi anticipa l’uscita per circa il 3% l’anno. Il che significa che uscendo a 64 anni col ricalcolo contributivo si perderebbe il 9% della pensione rispetto all’uscita a 67 col sistema misto.

Tuttavia – osserva Brambilla –  non si tratta di una penalizzazione come qualcuno afferma. Semplicemente si prende la pensione prima, e per 3 anni in più rispetto alla vecchiaia. Quindi, alla fine, in media l’incasso pensionistico è lo stesso.