Chi può andare in pensione nel 2020? Dalla pensione di vecchiaia a quella anticipata, corrono molte differenze, non sempre a conoscenza del lavoratore col rischio di perdere opportunità di uscita dal mondo del lavoro.

Per quest’anno le regole per andare in pensione non sono cambiate rispetto allo scorso anno, benché si sia discusso a lungo su una probabile quanto necessaria riforma del sistema pensionistico italiano. L’emergenza sanitaria ha rinviato ogni possibile discussione con le parti sociali a tempi migliori e le regole per andare in pensione nel 2020 non sono cambiate.

La pensione di vecchiaia

La pensione di vecchiaia si ottiene, in base alle regole delle Fornero del 2012, che prevedono due requisiti: uno anagrafico e uno contributivo. Per il 2020 occorrono 67 anni di età e almeno 20 anni di contributi,  sia per gli uomini che per le donne del settore pubblico e privato. I lavoratori appartenenti alle forze armate e alle forze di polizia ad ordinamento militare e civile nonché il personale appartenente ai Vigili del Fuoco mantengono requisiti previdenziali diversi. Per questa categoria di lavoratori l’età anagrafica varia tra i 60 3 65 anni in base al grado e alla qualifica ricoperta. Resta ferma la contribuzione minima di 20 anni nell’arco della carriera lavorativa.

Pensione anticipata

Per quanto riguarda la pensione anticipata, sempre secondo le regole della Fornero, occorrono, 41 anni e 10 mesi di contributi (42 anni e 10 mesi per gli uomini) a prescindere dall’età anagrafica. Questa è la regola generale che accomuna tutti i lavoratori dal 2012, ma dal 2019 sono state introdotte alcune deroghe, quali quota 100, opzione donna e Ape sociale. Resta inoltre sempre in vigore la possibilità di lasciare il lavoro anticipatamente per i lavoratori precoci e coloro che svolgono lavori usuranti.

Pensione con quota 100

Quota 100 è una misura sperimentale di pensionamento anticipato che poggia sostanzialmente su due requisiti: uno anagrafico e uno contributivo. Per il primo è necessario aver compiuto almeno 62 anni di età e aver maturato almeno 38 anni di contributi per aver diritto alla pensione anticipata.

La misura è sperimentale e resta in vigore fino al 2021, poi decadrà da sola in assenza di interventi legislativi che ne proroghino la validità o modifichino i requisiti. Questo tipo di pensione non consente al lavoratore di ottenere redditi diversi fino a maturazione dei requisiti per la pensione di vecchiaia.

Pensione con opzione donna

E’ una forma di pensionamento anticipato riservato esclusivamente alle donne lavoratrici. I requisiti per avere diritto all’opzione donna 2020 sono quelli di aver maturato un’anzianità contributiva pari a 35 anni al 31 dicembre 2019 e un’età anagrafica di almeno 58 anni per le lavoratrici dipendenti e 59 anni per le lavoratrici autonome, sempre al 31.12.2019. Sarà inoltre indispensabile, per le dipendenti, aver cessato l’attività lavorativa. La pensione verrà quindi erogata dopo 12 mesi dalla presentazione della domanda per le lavoratrici dipendenti e 18 mesi per quelle autonome. Tale opzione potrà essere esercitata in qualsiasi momento successivo alla maturazione dei requisiti, quindi anche a distanza di mesi qualora la donna volesse proseguire con l’attività lavorativa. La pensione verrà erogata solo con il sistema di calcolo contributivo, pertanto si subisce una penalizzazione che può arrivare anche al 20-25% rispetto ad altre forme di pensionamento anticipato o di vecchiaia.

Ape Sociale

L’Ape Sociale non è una pensione ma un’indennità economica, una sorta di sostegno al reddito, fino al raggiungimento dell’età pensionabile. L’importo è calcolato in base all’ammontare del futuro trattamento pensionistico di vecchiaia cui avrà diritto il richiedente nel limite massimo di 1.500 euro lordi (non rivalutabile) per 12 mensilità. Ne hanno diritto sia i lavoratori dipendenti che quelli parasubordinati e gli autonomi, mentre restano esclusi coloro che appartengono a casse dei liberi professionisti. Possono accedere all’Ape Sociale coloro che abbiano raggiunto i 63 anni di età, hanno cessato il lavoro e si trovino in una delle 4 seguenti condizioni di svantaggio sociale:

  • avere almeno 30 anni di contributi ed essere in stato di disoccupazione
  • avere almeno 30 anni di contributi e al momento della richiesta di Ape sociale assistere da almeno sei mesi il coniuge, la persona con cui è contratta l’unione civile o un parente di primo grado convivente(genitori o figli) con handicap in situazione di gravità ai sensi dell’art. 3 comma 3 legge 104/1992
  • avere almeno 30 anni di contributi ed essere riconosciuto invalido dalle commissioni di invalidità civile almeno al 74%.
  • avere almeno 36 anni di contributi e svolgere alla data della domanda di Ape sociale da almeno sei anni in via continuativa una o più delle attività gravose sotto elencate.

Il pensionamento per lavoratori precoci

Requisito principale per i lavoratori precoci che chiedono il pensionamento è quello di aver maturato o maturare 41 anni esatti di contribuzione nel corso del 2020.

La domanda va presentata all’Inps entro il 1 giugno 2020 per le opportune verifiche, ma è anche fondamentale aver lavorato 1 anno, anche non continuativo, prima del compimento dei 19 anni di età. Lo Stato, infatti, accorda la pensione anticipata ai lavoratori meritevoli di maggior tutela previdenziale e cioè coloro che abbiano iniziato a lavorare presto, in età precoce. Per beneficiare del diritto alla pensione con quota 41 è necessario anche far valere anche uno stato sociale precario o di disagio.