Andare in pensione con un taglio del 30%? Non piace a nessuno! Non piace ai lavoratori e non piace nemmeno ai Sindacati. Perché quando lo scivolo è senza uscita, a conti fatti, per non prendere un assegno INPS troppo basso è preferibile attendere la maturazione dei requisiti per la pensione INPS di vecchiaia.

In particolare, il rischio di andare pensione con un taglio del 30% è reale. Se si considera la proposta che è stata formulata ieri dal Governo italiano. Durante il tavolo tecnico di confronto con i Sindacati.

Ovverosia, con la Cgil, con la Cisl e con la Uil al tavolo tematico sulla flessibilità in uscita.

In pensione con un taglio del 30% non piace a nessuno, quando lo scivolo è davvero senza uscita. Almeno per ora

Nel dettaglio, l’Esecutivo guidato dal premier Mario Draghi ha offerto la flessibilità in uscita con il ricalcolo dell’assegno con il contributivo. Ma la proposta non ha trovato il consenso dei Sindacati. Proprio perché in questo modo gli assegni pagati per le pensioni anticipate si abbasserebbero ulteriormente.

Visto che andare in pensione con un taglio del 30% non piace a nessuno, al momento il tavolo sulla flessibilità in uscita è palesemente in stallo. Con i Sindacati di Cgil, Cisl e Uil che fanno muro. E che, di conseguenza, attendono da parte dell’Esecutivo Draghi una proposta migliorativa. Ovverosia tale da offrire più garanzie ai lavoratori tenendo comunque conto della garanzia di sostenibilità del sistema previdenziale.

Quando lo scivolo pensionistico nel 2023, per ora, è senza uscita!

Chiarito che in pensione con un taglio del 30% non piace a nessuno, Cgil, Cisl e Uil hanno, tra l’altro, formulato un’altra proposta. Quella relativa all’istituzione dal 2023 della Quota 41 pura. Così come è riportato in questo articolo. Ma da questo fronte, da parte del Governo italiano, i Sindacati non hanno ricevuto alcuna apertura.