Sta per arrivare un nuovo scivolo pensione per i lavoratori dipendenti del settore privato. Si tratta di un bonus concesso fino a 62 anni di età, ma solo se l’azienda è in crisi e non supera i 250 dipendenti.

Detta misura non è una novità. Era già prevista dalla legge di bilancio 2022 come conseguenza del covid per le aziende maggiormente colpite dalla crisi economica. A tal fine è previsto uno stanziamento economico di 150 milioni di euro per il 2022 e altri 200 per il 2023 e 2024.

In pensione a 62 anni con lo scivolo pubblico

In base allo schema di decreto si potrà andare in pensione anticipata anche a 62 anni.

L’opzione è, però, riservata solo ai dipendenti delle aziende in crisi con un numero di addetti compresi fra 15 e 250.

In altre parole il personale dipendente potrà andare in pensione se ha compiuto almeno 62 anni di età al momento della risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Lo Stato riconoscerà il 90% dell’importo spettante della pensione maturanda in base al  requisito della “vecchiaia” o anticipata.

Detto importo sarà al netto della Naspi che spetterà per il periodo di competenza. Al raggiungimento dell’età per ottenere la pensione coi requisiti ordinari, sarà riconosciuto al lavoratore anche il 10% residuo spettante.

La crisi aziendale

Per poter ottenere l’anticipo di pensione è necessario che l’azienda versi in stato di crisi e che i lavoratori firmino l’accordo coi sindacati per la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro. Lo stato di crisi dovrà essere verificato dal Ministero dello Sviluppo Economico e dall’Inps.

Altro requisito importante riguarda le dimensioni dell’azienda che deve avere tra i 15 e 250 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro. Indispensabile, poi, dimostrare di aver subito una perdita media nei 12 mesi precedenti la richiesta di almeno il 30% dei guadagni rispetto al 2019, anno dello scoppio della pandemia.

La domanda di pensione per i lavoratori deve essere presentata dall’azienda all’Inps almeno 90 giorni prima della data di risoluzione del rapporto dei lavoratori interessati. L’Inps esaudirà le richieste in ordine cronologico fino ad esaurimento fondi. Quindi il beneficio rischia di non esserci per tutti.