Imprese sempre più in crisi di liquidità e finanziamenti che faticano ad arrivare. La crisi pandemica sta mettendo a dura prova le Pmi, giacché le grandi industrie sono riuscite a fronteggiare meglio la situazione. Pur non rimanendo esenti dalla crisi.

Lo scorso anno le imprese italiane, per far fronte al bisogno di liquidità, hanno intensificato la richiesta di finanziamenti dalle banche. Propensione che non si è attenuata quest’anno e che, anzi, ha visto un ulteriore aumento delle domande e degli importi medi.

Boom di finanziamenti nel 2021

Le istanze di finanziamenti sono cresciute nel primo trimestre del 2021 del +28,7% rispetto al primo semestre 2020. Il dato emerge, non senza preoccupazione, dall’analisi delle istruttorie di finanziamento registrate su Eurisc, il Sistema di Informazioni Creditizie gestito da Crif.

Il dato sui finanziamenti è drammatico se si pensa che i soldi prestati dovranno essere restituiti prima o poi. Col rischio che molte imprese andranno incontro a stati di insolvenza col tempo. Non tutti i settore economici hanno avuto la possibilità i restare sul mercato e competere durante la pandemia. Come spiega meglio Simone Capecchi, Executive Director di Crif:

la pandemia da Covid-19 ha generato uno shock economico senza precedenti, che ha colpito immediatamente e duramente il tessuto economico nazionale. Ma va detto che una componente non trascurabile delle imprese italiane partiva da situazioni di liquidità che risultavano già delicate. Con una disponibilità di cassa in grado di coprire meno del 50% dei debiti finanziari a breve termine in scadenza. Cui va aggiunto un ulteriore 8% di imprese senza particolari margini di manovra“.

I settori più indebitati

Ma quali sono le imprese che più di tutte hanno chiesto finanziamenti alle banche per ottenere liquidità? In testa alla classifica elaborata da Crif, troviamo le società appartenenti al settore dei servizi. Il 38% delle richieste proviene da questo settore e precede in settore dell’industria (+36,6%%) del commercio al dettaglio (+14,5%) e il commercio all’ingrosso (+10,9%).

La preoccupazione è che il crollo del fatturato delle imprese italiane del 2020 non sarà recuperato nel 2021 e nemmeno nel 2022. Forse si potrà tornare ai livelli pre covid nel 2023, ma è ancora presto per fare previsioni. L’andamento peserà sui tempi di rientro dai finanziamenti.

Secondo le analisi elaborate dall’Osservatorio Pulse di Crif, le attese di recupero sono abbinate a una crescita del Pil del 7,5%. Dato che col passare del tempo e con le difficoltà a superare la crisi pandemica in Italia sembra difficile da raggiungere quest’anno.

Allo stesso tempo, il rallentamento del ciclo economico continua a condizionare l’andamento dei flussi di cassa delle imprese. Le stesse, in questa fase critica, patiscono particolarmente l’allungamento dei ritardi nei pagamenti commerciali. E questo riguarda soprattutto i settori più ciclici ed esposti alle dinamiche dei consumi, che non a caso sono anche quelli più colpiti dalla pandemia.

La prospettiva, non certo rassicurante, è che le imprese continueranno a chiedere nuovi finanziamenti nel 2021. Per far fronte al fabbisogno di liquidità, le aziende hanno anche fortemente intensificato la richiesta di credito e in parallelo è cresciuto l’importo medio.