Meglio lasciare il TFR in azienda o destinarlo ai fondi pensione? Non c’è dubbio che, dati alla mano, i fondi pensione abbiano reso quest’anno molto di più della rivalutazione del TFR e mediamente, negli ultimi 10 anni, hanno reso di più del trattamento di fine rapporto lasciato in azienda.

La Commissione di Vigilanza sui fondi pensione ha da poco aggiornato i dati relativi alla previdenza integrativa e nei primi nove mesi del 2019 la performance media della previdenza complementare può far sorridere gli iscritti.

Per oltre nove milioni di iscritti a una forma di pensione integrativa mediante destinazione di quote di TFR il rendimento è stato mediamente del 9,4% contro 1,2% del TFR rimasto presso il datore di lavoro. Dato più che positivo anche per i fondi pensione aperti che hanno sfoggiato una performance del 7,2%.

Il rendimento della pensione integrativa

Un dato che non può passare inosservato, anche se le performance di rendimento non sono certo replicabili e assicurate, come recita anche il prospetto informativo che viene fatto firmare al lavoratore al momento della sottoscrizione dei piani di accumulo pensionistico. Tuttavia, nel tempo, la pensione integrativa ha dimostrato di battere il TFR, tenendo conto anche delle imposte che lo Stato incassa dalla liquidazione di quest’ultimo al momento del licenziamento o dimissioni in rapporto alla tassazione agevolata prevista dalla previdenza  complementare. Motivo in più per decidere di versare il TFR a costruzione dell’ormai sempre più indispensabile pensione privatada integrare e affiancare a quella dell’Inps.

 I vantaggi fiscali della previdenza complementare

Per incoraggiare la previdenza complementare, lo Stato riconosce anche delle agevolazioni fiscali che è opportuno conoscere. E’ infatti utile sapere che durante il periodo di accumulo delle quote nel fondo pensione, la legge consente di dedurre ai fini Irpef le somme versate durante l’anno in modo da abbattere l’imponibile fiscale, fino a un massimo di 5.164,57 euro all’anno.

Inoltre, il TFR che viene destinato ai versamenti nel fondo pensione non concorre al raggiungimento di tale limite. Infine, la quota di TFR che viene destinata alla forma pensionistica è sempre al lordo delle imposte, quindi una volta investito nel fondo può contribuire in tutta la sua interezza a produrre rendimenti. Vi è poi la tassazione finale da considerare che, nel caso della liquidazione del TFR sarà separata e verrà adeguata alla tassazione media dei redditi in base agli scaglioni Irpef (minimo 23%), mentre il fondo pensione subirà solo la tassazione sulla parte relativa ai rendimenti maturati e che può andare da un minimo del 12,50% al 20% in base agli strumenti finanziari trattati dal gestore del fondo.

Rendimenti e rivalutazione dei fondi pensione

Per legge, al 31 dicembre di ogni anno, il TFR maturando beneficia della rivalutazione in misura fissa dell’1,5%, cui si aggiunge il 75% dell’aumento dell’inflazione rilevato per l’anno precedente. Questa rivalutazione automatica è una certezza. Mentre il rendimento del fondo pensione non lo è, poiché dipende dall’andamento dei mercati. Tuttavia, come si apprende dall’ultima relazione annuale della COVIP, nell’arco dell’ultimo decennio, pur con tutta la crisi finanziaria intervenuta, il rendimento cumulato dei fondi pensione è stato decisamente più interessante della rivalutazione complessiva del TFR lasciato in azienda.