Dopo lo strappo del Movimento 5 Stelle gli altri partiti di maggioranza di centro destra (Lega e Forza Italia), il Premier Mario Draghi ha rassegnato le proprie dimissioni. Questa volta non ci sarà alcuna deroga. Il governo, ad ogni modo, continuerà le sue funzioni fino alle prossime elezioni, ma esclusivamente per quanto riguarda la gestione degli “affari correnti”.

Le dimissioni sono avvenute, principalmente, a seguito dei contrasti avvenuti con Giuseppe Conte. Quest’ultimo ha dichiarato che i principi del Movimento 5 Stelle stavano per essere calpestati da una politica quasi antagonista.

In effetti, il governo Draghi si è sempre detto contrario alle misure del Reddito di cittadinanza e al Superbonus 110%, quanto meno nella sua attuale formulazione normativa. Norme che ha da sempre voluto quanto meno modificare in senso restrittivo, trovando la sponda anche di un’ampia maggioranza parlamentare.

Se da un lato il governo dimissionario non potrà di certo eliminare una misura così importante, è chiaro che con la prossima legislatura la questione potrebbe di certo cambiare. Anzi, si potrebbe anche ipotizzare che il reddito di cittadinanza abbia le ore contate.

Perché con il nuovo governo il reddito di cittadinanza potrebbe essere cancellato?

Il Reddito di Cittadinanza nasce principalmente come uno strumento per “migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Dunque, per aumentare l’occupazione e contrastare la povertà e le disuguaglianze. Questa, quantomeno, è la definizione che viene data sul sito del ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In poco tempo, purtroppo, lo stesso si è trasformato in un mero sussidio fine a sé stesso.

Come rilevato dall’ISTAT, mai come negli ultimi tempi ci sono così tanti posti di lavoro “vacanti”, a fronte di un numero di percettori del sussidio sempre più alto.

L’INPS, nel suo ultimo “rapporto annuale”, ha spiegato anche quanto segue:

“Nel 2021, su un totale di 2.048.394 persone beneficiarie del reddito di cittadinanza, oltre l’80% è risultato non avere avuto alcuna posizione lavorativa nello stesso anno (…) Quei soggetti che in assenza del Reddito di Cittadinanza avrebbero lavorato potrebbero essere scoraggiati ad accettare un lavoro oppure incentivati a ridurre le ore di lavoro prestate o ancora a cercare soluzioni di lavoro totalmente o parzialmente sommerso”.

Dati che sembrerebbero confermare l’incapacità di questo strumento di far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro. Il reddito di cittadinanza, diversamente da come da quanto era stato inizialmente pensato, si sta confermando sempre di più come un mero sussidio, peraltro davvero costoso. Il centro destra, che probabilmente vincerà le prossime elezioni, si è sempre detta contraria a questo strumento e che lo vorrebbe eliminare fin da subito.