Sappiamo che al lavoratore in malattia viene riconosciuta una prognosi e che, al termine di questo periodo, egli torna in servizio. L’esito negativo della visita fiscale o la non reperibilità ai controlli Inps, comporta l’anticipo del rientro in servizio del lavoratore in malattia. Ma questo può accadere anche per volontà del datore o esigenze aziendali? Il datore di lavoro può anticipare il rientro del dipendente in malattia in queste circostanze di urgenza (come avviene, in casi eccezionali, per le ferie)?

Malattia vs ferie: il datore può negare il diritto all’assenza del lavoratore?

Per capire quanto in questo senso siano limitati i poteri del datore, basta pensare che neppure il lavoratore, senza previa rettifica del certificato, è libero di tornare a lavoro prima della fine della prognosi della malattia solo perché magari si sente meglio (anche se intuitivamente a livello statistico è più comune il caso contrario, ovvero la domanda per prolungare la malattia).

Sono previste addirittura delle sanzioni: questo perché si sta usufruendo dell’indennità Inps.

Le ferie sono un diritto del lavoratore: il datore di lavoro può richiamare in servizio il dipendente durante le ferie, soltanto per ragioni di servizio non espletabili da altro dipendente, con diritto del lavoratore “richiamato” al rimborso delle eventuali spese sostenute ad esempio per la prenotazione di voli.
Per la malattia invece non esiste questa possibilità. L’unico potere del datore è quello di richiedere la visita fiscale o controllare in altri modi, anche tramite investigatore privato, se si tratta di falsa malattia sospetta. Ma se la malattia è diagnosticata il dipendente ha diritto ad assentarsi da lavoro entro il periodo di comporto anche perché un eventuale rientro anticipato forzato potrebbe in alcuni casi esporre al rischio contagio colleghi o clienti.

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