Il nostro Paese spende troppi soldi per le pensioni e i servizi del debito. Più di quanto facciano gli altri Paesi Ocse e questo penalizza i giovani e le prospettive di crescita future.

E’ quanto sottolineato dai rappresentanti dell’Ocse durante un’audizione davanti alla commissione Bilancio del Senato in merito al Rapporto economico 2021 sull’Italia. Un contributo che cade a fagiolo proprio alla vigilia della tanto attesa riforma pensioni 2022.

La bomba pensioni pronta ad esplodere

Il problema delle pensioni – sottolinea l’Ocse – è legato strettamente a quello demografico.

Nel 2020 l’Istat ha registrato il record negativo delle nascite in Italia (circa 400 mila). Valori che si raffrontano con il milione di bambini degli anni 60 e 70.

Cosa significa questo? In pratica con l’andare del tempo ci saranno sempre più anziani da mantenere e sempre meno giovani che potranno sostenere col loro lavoro le pensioni. Nel 2024, secondo le stime demografiche, il numero degli anziani sarà più del doppio (12,6 milioni) del numero dei ragazzi (5,9 milioni).

La classe dei lavoratori (15-64 anni) perderà circa 6 milioni di persone nei prossimi dieci anni. In complesso il nostro Paese avrà una popolazione di poco più di 50 milioni nel 2024, che potrà risalire solo con l’apporto degli immigrati.

Basta quota 100, aumentare l’età di uscita dal lavoro

Il periodo congiunturale non depone a favore degli enti di previdenza che faticano a pagare le pensioni. Si riduce sempre più il monte-contributi, e come previsto, i pensionati supereranno come numero gli occupati. Nel 1995, ai tempi della riforma Dini, i pensionati erano poco più di 17 milioni e gli occupati poco più di 20 milioni. Ma nel 2040 si prevede che i pensionati saranno più di 20 milioni e gli occupati poco più di 15 milioni.

Che il problema vada risolto è pacifico e ormai chiaro a tutti. Per evitare che la spesa previdenziale vada fuori controllo, l’Ocse chiede all’Italia di eliminare definitivamente quota 100 e di allungare l’età pensionabile.

L’Italia è l’unico Paese al mondo che presenta squilibri evidenti nei pagamenti degli assegni. AI giovani lavoratori sono corrisposte prestazioni dissennate, mentre alla vecchia generazione sono state concesse prestazioni più alte rispetto al valore attuariale dei contributi versati. Pensioni che in molti casi sono erogate indipendentemente dal reddito e dalle condizioni di bisogno.