“Puoi offenderla, calpestarla o buttarla in un angolo. La dignità si rialzerà sempre e ti guarderà dritto negli occhi“, afferma Fabrizio Caramagna. La dignità, d’altronde, non è un optional. Si tratta bensì di una parta integrante e costante nella vita di tutti noi. Senza dignità rischiamo di perdere noi stessi e la strada che ognuno di noi deve percorrere nel corso della sua esistenza.

Peccato che non tutto fila sempre per il verso giusto. Anzi, sempre più persone, complice la crisi economica in atto, non riescono ad arrivare alla fine del mese.

Proprio in tale ambito a rivestire un ruolo importante sono i vari aiuti economici messi in campo dal governo, come ad esempio il reddito di cittadinanza.

Ha fatto ricorso per il reddito di cittadinanza tolto e ha vinto

Introdotto dal governo Conte al fine di garantire un sostegno alle persone economicamente in difficoltà, il reddito di cittadinanza viene corrisposto solamente se in possesso di determinati requisiti. Ne consegue che nel caso in cui uno dei requisiti dovesse venir meno, ecco che la persona interessata deve dire addio al sussidio in questione.

Lo sa bene una donna che si è vista togliere il reddito di cittadinanza dall’Inps, dopo che l’istituto aveva riscontrato delle incongruenze nei dati in suo possesso. In particolare la donna in questione non risultava più reperibile presso la residenza anagrafica e per questo motivo le è stato tolto immediatamente il sussidio targato Movimento 5 Stelle.

Peccato che proprio a causa dello stop all’erogazione del reddito di cittadinanza la donna, che vive con il figlio, si è ritrovata senza avere più alcuna entrate economica, finendo per accumulare dei ritardi nel pagamento dell’affitto e delle bollette.

Il giudice restituisce il sussidio

La donna ha deciso di presentare ricorso d’urgenza al tribunale di Palermo. Il giudice, dopo un’attenta analisi, ha deciso di restituire il reddito di cittadinanza, perché considerato, in tal caso, indispensabile.

 Entrando nei dettagli, stando a quanto si legge nell’ordinanza cautelare del giudice Dante Martino:

“La residenza effettiva prevale sulla residenza anagrafica tenuto conto che quest’ultima costituisce solo una presunzione circa il luogo di residenza effettiva che può, quindi, essere oggetto di prova contraria, desumibile da qualsiasi fonte di convincimento e suscettibile di apprezzamento riservato alla valutazione del giudice di merito”.

In particolare il giudice ha fatto riferimento a due testimonianze, ovvero quella dell’ex convivente della donna e di un suo vicino. Entrambi hanno dichiarato che la donna avesse vissuto a casa del suo ex durante il periodo delle restrizioni Covid, ma il Comune non aveva accettato il cambio residenza perché il convivente era moroso nel pagamento dell’affitto. Una situazione di disagio economica che non è passata inosservata agli occhi del giudice, tanto da decidere di restituire il reddito di cittadinanza.