“Salve, mi chiamo Tamara e sono incinta di cinque mesi. Purtroppo, dopo alcune minacce di aborto, il medico mi ha certificato la gravidanza a rischio. Siccome non pianificavo questa assenza, facendo lavoro da ufficio non faticoso fisicamente, non ho avuto modo di preparare un passaggio di consegne ai miei colleghi. Per tale motivo nei primi giorni di assenza per gravidanza a rischio, mi sono messa a disposizione dell’azienda per lo svolgimento di piccole incombenze al pc di cui , di solito, mi occupo io. Ora il datore mi sta facendo pressioni per continuare a gestire alcune pratiche di lavoro da casa, tutti i giorni. Può farlo? Se mi oppongo mi può mandare la visita fiscale anche se sono in maternità a rischio? Ha detto che, al rientro, troverebbe il modo di pagarmi facendo risultare queste ore come straordinario ma quello che mi preoccupa sono i rischi per la mia gravidanza anche perché ho 38 anni non sono giovanissima”.

La donna in gravidanza a rischio può lavorare da casa?

La gravidanza a rischio può essere riconosciuta per il tipo di lavoro o per questioni legate alle condizioni di salute della donna (che potrebbero mettere a rischio il feto).

Nel suo caso evidentemente, dopo le minacce di aborto, il ginecologo ha ritenuto opportuno prescriverle riposo. Il datore di lavoro non può imporle di lavorare, neppure da casa.

Gravidanza a rischio: c’è esonero dalla visita fiscale?

La maternità anticipata per gravidanza a rischio esonera dalla visita fiscale. L’unica accortezza da tenere presente in merito all’obbligo di reperibilità riguarda i primi giorni di assenza.

Dal momento in cui viene inviata la richiesta di maternità anticipata, scatta una finestra temporale che serve alla Asl competente per predisporre l’accertamento medico a seguito del quale sarà convalidata o rifiutata la domanda. Il termine massimo per l’esito è di  7 giorni dopo di che scatta il principio del silenzio assenso.

Ebbene in questa prima settimana, dunque, è prevista la possibilità di visita fiscale. Anzi, visto lo scopo della finestra temporale, la visita a casa del medico incaricato dalla ASL per l’accertamento dovrebbe essere la prassi.

Visto che alla fine della sua email la lettrice ha specificato di avere più di 35 anni, segnaliamo anche la lettura del seguente articolo:

Maternità dopo i 35 anni: è sempre gravidanza a rischio?

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“Visto il sempre crescente numero di persone che ci scrivono vi chiediamo di avere pazienza per la risposta, risponderemo a tutti.
Non si forniscono risposte in privato.”