L’incarico di governo a Draghi comporterà dei cambiamenti nella posizione in merito alla riforma fiscale e previdenziale. La stampa internazionale sta ipotizzando possibili scenari. Ma i singoli contribuenti, spesso all’oscuro di questi grandi progetti, si chiedono molto più semplicemente che cosa potrebbe cambiare per loro. Nel mirino potrebbero finire reddito di cittadinanza e altri bonus? Il timore che un governo tecnico implichi un aumento delle tasse è fondato?

Draghi confermerà il reddito di cittadinanza o il sussidio è a rischio?

Visto che il reddito di cittadinanza è stato da sempre punto di forza del programma dei 5 Stelle, uno dei timori maggiori riguarda proprio i beneficiari di questo sussidio.

A dire il vero nei suoi ultimi interventi pubblici prima del conferimento dell’incarico di governo, Draghi aveva manifestato condivisione per il RdC mentre non aveva nascosto i dubbi sul Meccanismo Europeo di Stabilità. In merito alla pandemia la sua linea potrebbe quindi non discostarsi da quella di Conte. Anzi qualcuno ha avanzato il dubbio che i suoi ultimi suggerimenti siano stati non a caso adottati nel Conte bis, come quasi in preparazione di un piano di governo tecnico imminente. Se questa interpretazione fosse corretta il reddito di cittadinanza non dovrebbe essere toccato, così come sarebbero confermati aiuti alle famiglie e bonus per le imprese.

“Quando cambiano i fatti io cambio opinione”

Nel suo intervento al Meeting di Rimini, Draghi aveva citato John Maynard Keynes, tra gli economisti più importanti del XX secolo, in risposta a quanti lo inquadravano come un tecnico al servizio della finanza globale e dei poteri forti. Il governo Draghi presenterà un piano di interventi fatto di iniezioni di liquidità?

In particolare, per quanto riguarda il reddito di cittadinanza, Draghi ha espresso la necessità di intervenire ab origine, impedendo in primis che le persone perdano il lavoro. Questo significherebbe prima di tutto che il RdC, con buona pace di Renzi, sarebbe confermato.

Inoltre tutelare dal rischio di perdere il lavoro potrebbe equivalere alla proroga del blocco dei licenziamenti anche oltre il 31 marzo.

Certo realisticamente sul piano fiscale è difficile sperare in un taglio delle tasse imminente. Tuttavia la posizione di Draghi lascerebbe quantomeno sperare che non ci saranno aumenti a breve. Misure di sostegno potrebbero riguardare anche lavoratori autonomi e partite Iva.

Il governo tecnico e la paura per l’aumento delle tasse

Non sono solo possibili pregiudizi o il curriculum di Draghi in senso strettamente personale a “spaventare”. Un governo tecnico, per definizione, non è composto da politici. Manca negli accademici ministri la volontà di conquistare l’opinione pubblica (perché non puntano a nuove elezioni) e, come la storia insegna, si prendono spesso decisioni impopolari. Chi è troppo giovane per ricordare il governo Dini del 1995/1996, potrà pensare al più recente governo Monti nel 2011. Questa premessa è innegabile e di certo non si può dire che non siamo oggi in situazione di crisi. Tuttavia quanto detto nel paragrafo precedente lascerebbe ben sperare. Anche se si parla di governi tecnici, ad esempio, ci sarebbero dunque differenze tra Draghi e Monti.

I 4 punti fondamentali del governo Draghi

Non si può neanche negare che la pandemia abbia generato debito pubblico. A ripagarlo, spiega Draghi, saranno le generazioni dei giovani oggi. Quello che il governo può e deve fare è fornirgli gli strumenti per farlo. Di seguito i quattro pilastri di un possibile piano fiscale ed economico:

  1. scuola: perché l’istruzione ha il “ruolo fondamentale nel preparare i giovani a gestire il cambiamento e l’incertezza nei loro percorsi di vita, con saggezza e indipendenza di giudizio”
  2. ambiente: una presa di posizione che ci imponga di cambiare stile di vita;
  3. digitalizzazione, ormai divenuta necessaria (pensiamo allo smarworking);
  4. sanità.