Anche la giustizia prosegue lo stop. Tutte le attività dei tribunali restano ridotte all’osso e le udienze sono rinviate fino al 11 maggio 2020. Lo prevede l’ultimo decreto Liquidità del governo per la lotta contro il coronavirus.

Alla riapertura degli uffici giudiziari, però, si rischia l’ingorgo. Avvocati e giudici saranno chiamati a smaltire una montagna di arretrato, soprattutto per quanto riguarda i procedimenti civili e meno impellenti. Il ricorso allo smart working aiuta, ma non tanto, perché svolgere un processo a distanza non è come sbrigare una pratica amministrativa.

Rischio ingorgo giudiziario

La sospensione dell’attività giudiziaria ha ridotto all’essenziale lo svolgimento dei processi, nel rispetto delle misure di contenimento, a volte con l’ausilio delle videoconferenze. Per il settore penale sono proseguite le udienze per le convalide di arresto, di fermo e altri provvedimenti urgenti e non rinviabili, mentre per il settore civile si è data la precedenza alle udienze che riguardano minorenni e rapporti familiari. Tutto fermo, invece, nel settore tributario. Logico, quindi, immaginare che alla riapertura degli uffici giudiziari, laddove è stato possibile rinviare i procedimenti, si formerà un ingorgo straordinario che metterà a dura prova il sistema nazionale.

Le udienze da remoto

Molti procedimenti si sono svolti finora in modalità smart working con un discreto successo – tengono a precisare gli avvocati – anche perché spesso si tratta di udienze formali dove non è richiesta la presenza delle parti o non è necessario acquisire testimonianze orali. In questo senso le cause civili in campo assicurativo o del lavoro si sono potute portare avanti senza grossi intoppi. Anzi, in molti casi, è stato anche utile lo svolgimento dei procedimenti a distanza per snellire il lavoro. Il ministero della Giustizia ha infatti dettato già da tempo le regole per i collegamenti da remoto, mentre il Consiglio superiore della magistrature e il Consiglio nazionale forense hanno siglato protocolli per disciplinare le udienze online.

Più difficile il lavoro a distanza delle cancellerie, visto che il personale non può accedere a fascicoli e archivi cartacei da remoto.

La mediazione

Il Ministero della Giustizia sta anche spingendo di più verso la mediazione per risolvere le liti civili in corso. In questo caso la strada è percorribile a distanza senza l’obbligo di presentarsi davanti al giudice per le udienze. La conciliazione sembra quindi la strada maestra per alleggerire il carico di lavoro dei tribunali alla riapertura delle attività il prossimo 11 maggio 2020. Per favorire l’utilizzo di questi strumenti il Mnistero della Giustizia Bonafede ha elaborato un pacchetto di proposte: da un lato per rendere la mediazione obbligatoria prima di andare in giudizio nei casi di inadempimento contrattuale causato dall’emergenza sanitaria, dall’altro per spingere la mediazione demandata dal giudice, con incentivi economici per le parti.

Delega avvocato anche online

Le misure di distanziamento sociale rendono difficile anche l’incontro tra cliente e avvocato per la firma della procura del primo al secondo. Il decreto legge Cura Italia, però, prevede, che durante l’emergenza sanitaria, nei procedimenti civili la sottoscrizione della procura alle liti può essere apposta su un documento cartaceo scannerizzato, trasmesso al difensore anche via email, insieme a una copia di un documento di identità. L’avvocato firmerà poi digitalmente la copia informatica della procura. Per il resto il contatto fra cliente e avvocato potrà svolgersi comodamente tramite videoconferenza (Skype) o al telefono senza la necessità dell’incontro fisico presso lo studio.