Più soldi, stipendi più alti e maggiori garanzie. Il periodo elettorale è un novero di promesse, e questo si sa, ma anche un campionario di leitmotiv che, a ogni campagna di avvicinamento alle elezioni, tornano a galla. Niente di strano, quindi, che determinate forze politiche tornino a spolverare i loro cavalli di battaglia (o “da” battaglia in questo caso). Anche se, parliamoci chiaro, il periodo non è prodigo alle promesse. In primis perché gli italiani ne hanno fin sopra i capelli di una situazione d’emergenza che prosegue a ritmi insostenibili e praticamente in ogni campo.

E, in secondo luogo, perché il momento storico non favorisce l’appassionamento alla politica.

Anzi, a sentire i più giovani, la sensazione è che la distanza fra il mondo politico e quello delle ultime generazioni non sia mai stata così marcata. A ogni modo, visto che il comparto della politica ha il compito di guidare il Paese al meglio possibile, ecco che il torrido agosto in corso diventa la pista per la corsa a Palazzo Chigi, alle Camere e a qualsiasi altro palazzo istituzionale o governativo. Quindi, fra una spiaggia (per chi può) e una giornata in ufficio (sempre per chi può), un minimo di attenzione a cosa si muove fra i partiti gli italiani la mettono.

La promessa di Berlusconi

Come detto, il campionario delle promesse è piuttosto vario. Anche se, perlopiù, si tratta di mantra tirati fuori a cadenza regolare dalle varie forze politiche. Un tema ricorrente, soprattutto in seno al Centrodestra, è quello delle Forze dell’Ordine, o meglio, dei loro stipendi. Argomento solitamente caro alla Lega ma che, stavolta, è stato riproposto dal leader di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che promette non solo un aumento dei salari ma anche degli organici. A patto, naturalmente, che gli italiani decidano di puntare su di lui. O meglio, sul suo partito.

La valorizzazione della forza lavoro rappresenta un tema comune tra i partiti. Ma, se da una parte c’è chi punta sul personale scolastico e altri settori da potenziare e stabilizzare, dall’altra c’è chi invece mira a una maggiore tutela di quello in divisa. Al netto della percezione dei posti in questione in quanto pubblici, il gap di valorizzazione con il resto d’Europa è abbastanza marcato. Le Forze dell’Ordine italiane, che pure hanno beneficiato (o stanno per farlo) dell’aumento degli stipendi grazie al rinnovo del contratto, prendono mediamente meno dei loro colleghi europei.

Le Forze dell’Ordine europee

Al momento si ragiona su un +4,26% di retribuzione media con il rinnovo del contratto. L’aumento, al lordo, è stato di circa 100 euro, 128 considerando le competenze accessorie. Il tutto per uno stipendio lordo complessivo di 19.276,54 euro per Polizia e Carabinieri. Importi che crescono parallelamente al grado. Un maresciallo dei Carabinieri, ad esempio, arriva a 22.847,96 euro. A ogni modo, rispetto agli standard europei, si tratta per la maggior parte di stipendi non conformi. Tanto che, da più parti, anche l’aumento previsto dal rinnovo è stato criticato, ritenendolo inadeguato rispetto a quelli delle Forze dell’Ordine nei Paesi partner continentali. Particolarmente fortunati i membri dei vari corpi in Austria (2.100 euro base per un poliziotto) e in Irlanda, dove è possibile arrivare anche a 2.600 euro. In Belgio e Francia si va tra i 1.700 e i 1.750, mentre nel Regno Unito addirittura si sale (quasi 2 mila).

Il nodo risorse

In questo senso va la promessa di Berlusconi, visto che “la sicurezza dei cittadini è il primo compito di uno Stato liberale” e che esistono “molte carenze, nonostante l’ottimo lavoro svolto da polizia, carabinieri e guarda di finanza”. Addirittura, si parla di un 33% in più rispetto agli stipendi attuali. Un agente di polizia andrebbe a percepire un mensile superiore a 1.500 euro.

Certo, come si diceva, le promesse vanno prese con le molle. Perché per ogni nuova misura occorrono nuove risorse. L’ultimo rinnovo di contratto è costato quasi 4 miliardi. E la questione finanziamenti resta cruciale in ogni contesto, figuriamoci quando si tratta di pagare.