Il bonus investimenti al sud può essere richiesto anche dai contribuenti forfettari. Difatti, essendo un credito d’imposta può essere pienamente utilizzato anche da tali contribuenti che non sono obbligati alla tenuta di una contabilità.

 

Il bonus sud è un contributo in conto impianti, tassabile ossia concorre al reddito imponibile sul quale calcolare le tasse.

 

Tale indicazione potrebbe non valere anche per i forfettari iper i quali rilevano solo i ricavi/compensi conseguiti in corso d’anno.

 

Il bonus sud può essere considerato ricavo per i forfettari?

 

In assenza di un chiarimento di prassi ufficiale, noi di investire oggi ti forniamo una precisa analisi  sulla corretta tassazione del bonus sud.

Il bonus sud

Destinatari del bonus sud (Legge 208/2015, commi 98-108) sono tutti i soggetti titolari di reddito d’impresa, art.55 DPR 917/86, TUIR, che effettuano nuovi investimenti destinati a strutture produttive situate nel mezzogiorno.

 

Dunque, anche i contribuenti forfetari possono richiedere il bonus.

 

In particolare, il bonus opera quale credito di imposta in favore delle imprese:

 

  • che acquistano beni strumentali nuovi destinati a strutture produttive ubicate nelle regioni
  • Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia, Molise, Sardegna e Abruzzo.

 

Il bonus è stato oggetto di diverse modifiche nel corso del tempo.

La misura dell’agevolazione

Ad oggi, l’agevolazione opera nella misura massima del:

  • 45% per le piccole imprese (costi ammissibili 3 mln),
  • del 35%per le medie (10 mln) e
  • del 25% per le grandi imprese(15 mln).

Al contrario, il credito opera nella misura del 30, 20 e 10% rispettivamente per le piccole, medie e grandi imprese situate nelle regioni di Abruzzo e Molise.

 

Nei Comuni delle Regioni Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo colpiti dagli eventi sismici succedutisi dal 24 agosto 2016, il Credito è attribuito nella misura del 25% per le grandi imprese, del 35% per le medie imprese e del 45% per le piccole imprese.

 

Il bonus Sud è cumulabile con altri aiuti di Stato e con gli aiuti de minimis. Sempre, nei limiti dell’intensità o dell’importo di aiuti più elevati consentiti dalla normativa europea.

 

Possono essere agevolati gli acquisti di:

 

  • macchinari;
  • impianti e
  • attrezzature vari.

 

Dal punto di vista reddituale, come da circolare n°34/e 2016, non essendo prevista alcuna espressa esclusione il bonus sud rileva quale contributo in conto impianti tassabile.

 

Difatti, concorre al reddito sul quale pagare le tasse.

I contributi alle imprese: contributi in conto impianti, capitale e in conto esercizio

Una distinzione puntuale tra contributi in conto impianti, capitale ed esercizio è contenuta nella risoluzione n°2/e 2010.

 

Sintetizzando, possiamo affermare che:

 

  • i c.d. “contributi in conto impianti” non generano né sopravvenienze attive né ricavi bensì rilevano in diminuzione del costo fiscalmente riconosciuto del cespite cui afferiscono (non hanno una propria autonoma rilevanza fiscale ma rilevano in diminuzione dell’investimento);
  • i contributi in conto esercizio, destinati ad integrare i ricavi o a ridurre i costi e gli oneri di gestione,  non generano sopravvenienze attive bensì ricavi (art.85 del DPR 917/86, TUIR);
  • i contributi in conto capitale sono invece delle sopravvenienze (art.88 del TUIR), tali contributi sono finalizzati ad incrementare i mezzi patrimoniali dell’impresa, senza che la loro erogazione sia collegata all’onere di effettuare uno specifico investimento (come invece è previsto per i contributi in conto impianti).

 

Fatta le ricostruzione, è lecito chiedersi se il bonus sud, essendo un contributo in conto impianti,  concorre al reddito del contribuente forfettario o meno.

La determinazione del reddito dei forfettari

 

I contribuenti forfetari determinano il reddito applicando al monte ricavi/compensi uno specifico indice di redditività.

Difatti, tale indice varia a seconda del codice ATECO dell’attività svolta. Dal reddito così determinato possono essere dedotti i contributi previdenziali versati in obbligo di legge. A tal proposito, sono deducibili altresì i contributi previdenziali versati per conto dei collaboratori dell’impresa familiare fiscalmente a carico. Deduzione ammessa anche quelli versati per conto dei collaboratori non fiscalmente a carico, a condizione che il titolare non abbia esercitato nei loro confronti il diritto di rivalsa.

I contributi previdenziali sono le uniche voci di spesa deducibili in via analitica.

 

Al reddito così determinato si applica l’imposta sostitutiva al 15% o al 5%.

Forfettari e bonus sud: gli effetti sul reddito del forfettario

 

E’ possibile accedere al forfettario se nell’anno precedente a quello di accesso al regime e in quelli di permanenza non si supera la quota ricavi/compensi di 65.000 euro.

 

La norma fa espresso riferimento ai ricavi/compensi.

 

Difatti, ai fini reddituali non rilevano ne le plusvalenze ne le sopravvenienze. Sopra abbiamo detto che il contributi in conto capitale sono proprio delle sopravvenienze (Agenzia delle entrate, circolare 10/e 2016).

 

Rilevano invece i contributi in conto esercizio espressamente qualificati quali ricavi (art.85 del TUIR).

 

E in merito ai contributi in conto impianti, qual è considerato il bonus sud? 

 

Per i forfettari il bonus sud potrebbe non impattare sul reddito.

 

Proprio qui però ci sono i dubbi maggiori, perché tali contributi potrebbero essere inseriti tra i ricavi in applicazione di un metodo di contabilizzazione indiretto. In particolare nel conto economico alla voce A5 altri ricavi e proventi.

 

Ma tale classificazione è legata alla scelta di un preciso metodo di contabilizzazione. Obblighi di contabilità che non riguardano affatto i forfetari.

 

Per loro, dovrebbe rilevare la mancanza di una autonoma rilevanza fiscale associata a contributi in conto impianto(vedi pr.precedente).

 

Sulla base della ricostruzione fatta finora, in attesa di indicazioni ufficiali, il bonus sud, considerato quale contributo in conto impianto non incide sul reddito dei forfetari.