Le richieste di mini prestiti alle imprese, autonomi e professionisti, quelli fino a 25.000 euro sono un flop. L’incentivo offerto dal governo col Decreto Liquidità per prendere soldi a prestito con garanzia statale non ha riscosso il benché minimo successo.

Lo dicono i dati: a oggi al Mediocredito Centrale, l’istituto finanziario che si occupa appunto di raccogliere le domande pervenute dalle banche, sono giunte poco più di 45.700 richieste su una potenziale platea di beneficiari che passa i 5 milioni. Eppure alla vigilia ci si attendeva una corsa ai finanziamenti.

Che cosa sta succedendo?

Meno del 1% ha chiesto prestiti garantiti in banca

Secondo la CGIA di Mestre, a frenare le richieste ci sarebbe di mezzo ancora la burocrazia. Vero che miglia di domande sono ancora bloccate per errori, approfondimenti, verifiche, ecc. ma le richieste sono ben lungi da quel target che il governo pensava di raggiungere. Le imprese colpite dal lockdown hanno sicuramente bisogno di finanziamenti per ripartire e sostenere i mesi perduti, ma le richieste si scontrano spesso con una burocrazia farraginosa e lenta che ne frena sul nascere ogni tentativo di presentare domanda. “In un momento di emergenza nazionale– dichiara il segretario della CGIA Renato Mason – è necessario consentire alle Pmi di accedere alle risorse con più facilità. A nostro avviso il modello da seguire è quello tedesco. A parità di costi, o quasi, ma con fatturati in caduta libera,  se nelle prossime settimane le aziende non avranno a disposizione la liquidità necessaria per far fronte alle esigenze  di ogni giorno, nel giro di qualche mese molte di queste saranno costrette a chiudere definitivamente i battenti”. Servono erogazioni a fondo perduto, come ha fatto la Germania, che ha praticamente regalato fino a 15 mila euro alle imprese maggiormente colpite dal coronavirus e taglio delle tasse.

Le imprese chiedono di poter lavorare

Ma non è solo questo il motivo del flop.

Secondo gli imprenditori, è più importante la ripresa delle attività, anche perché i finanziamenti, benché utili, dovranno sempre essere restituiti col rischio che l’impresa si indebiti più del necessario in futuro a fronte di un prevedibile calo dei ricavi. In altre parole, i lavoratori chiedono di poter riprendere a lavorare al più presto per non vedere la propria attività scomparire col perdurare del lockdown. Si fa in particolare riferimento a parrucchieri, ristoratori e bar la cui ripartenza sarà difficilissima e più passa il tempo peggio sarà. Non è quindi grazie ai piccoli prestiti che un’attività lavorativa potrà sopravvivere dopo il virus. C’è poi il nodo delle tasse: in Italia sono state solo rinviate, ma andavano tagliate almeno proporzionalmente al periodo di inattività o in base al fatturato. Cosa che è stata fatta in Germania e che probabilmente vedrà il Paese ripartire per primo in Europa.