“I veri poveri, in questo mondo, meritevoli di assistenza e di compassione, non sono altro che quelli che, per ragione d’età o di malattia, si trovano condannati a non potersi più guadagnare il pane col lavoro delle proprie mani. Tutti gli altri hanno l’obbligo di lavorare: e se non lavorano e patiscono fame, tanto peggio per loro”, affermava Carlo Collodi. Un punto di vista che ben si adatta anche ai giorni nostri, dove il lavoro deve rappresentare il punto di partenza per rilanciare l’economia del nostro Paese.

Lo sa bene il Governo guidato da Giorgia Meloni che ha deciso di apportare delle modifiche al reddito di cittadinanza perché teme che tale sussidio possa scoraggiare la ricerca di lavoro. Ma quale sarà il destino di coloro che dovranno dire addio al reddito di cittadinanza? Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Manovra 2023: come cambia il sussidio targato Movimento Cinque Stelle

Grazie alla Legge di Bilancio il Governo ha ridotto il periodo di erogazione del reddito di cittadinanza nel corso del 2023 a sette mensilità pe i cosiddetti occupabili. Ovvero le persone aventi un’età compresa tra 18 anni e 59 anni in grado lavorare. Per non perdere il sussidio, inoltre, i soggetti in questione devono frequentare un corso di formazione o riqualificazione professionale di almeno sei mesi.

Sono esclusi da tali obblighi i nuclei famigliari con disabili, minori e persone over 60 anni. Quest’ultimi, infatti, si vedranno erogare il reddito di cittadinanza per tutti e dodici i mesi dell’anno appena iniziato.

La fine del reddito di cittadinanza: per alcuni torna il Rei rivisto, per altri arriva il lavoro!

Il 2024 si assisterà all’abolizione del reddito di cittadinanza che sarà sostituito da altre misure a sostegno delle famiglie economicamente disagiate. A tal proposito la ministra del Lavoro Calderone, nel corso di un’intervista rilasciata a La Stampa, ha sottolineato come lo Stato continuerà a tutelare coloro che sono alle prese con delle difficoltà.

Tuttavia per contrastare la povertà non è ammissibile andare avanti con l’erogazione di sussidi. È bensì necessario favorire l’ingresso nel mondo del lavoro. Sempre Calderone ha quindi spiegato come:

“La strada passa attraverso la realizzazione di un sistema che preveda nuovi strumenti di incrocio tra domanda e offerta di lavoro, con il coinvolgimento di tutti gli attori pubblici e privati del mercato del lavoro. Puntiamo a un reddito di inclusione, magari rafforzato ed esteso rispetto al passato”.

Per tutti coloro che non possono lavorare, quindi, si potrebbe assistere al ritorno del reddito di inclusione .Quest’ultimo, ovviamente, rivisitato. Per tutti gli altri, invece, l’unica strada percorribile sarà quella del mondo del lavoro.