Da quando è stato introdotto il reddito di cittadinanza ha rappresentato una misura che molte famiglie hanno individuato come ideale nei momenti di difficoltà. Il problema della disoccupazione, della carenza di posti di lavoro, del precariato e di una crisi economica che forse non ha precedenti, di fatto ha reso la misura subito popolarissima. Col tempo la misura ha riguardato famiglie numerose e non, anziani e giovani, senza lavoro o soggetti con stipendi troppo bassi. Proprio il fatto che la misura è interessato anche i giovani l’ha resa subito molto criticata, dal momento che secondo molti è una misura che spinge chi prima cercava un lavoro, a non farlo più.

Sulla conflittualità del reddito di cittadinanza con altre misure a sostegno delle famiglie, oppure semplicemente con altre attività di lavoro, si dice tutto e il contrario di tutto. Sono argomenti che da sempre hanno fatto avanzare dubbi a più di qualcuno. Per esempio una nostra lettrice ci chiede spiegazioni sulla possibilità di considerare ancora come figli a carico coloro che, separandosi dal nucleo familiare, hanno percepito il reddito di cittadinanza.

“Gentile redazione, avrei un dubbio. Mio figlio di 29 anni, non lavora ed ha finito il suo percorso scolastico. Dal 2019 è andato a vivere da solo, nella casa dei nonni paterni che era disabitata. Sono già 10 mesi che mio figlio percepisce il reddito di cittadinanza visto che non è riuscito ancora a trovare un lavoro. Vorrei sapere se posso ancora considerarlo a mio carico fiscale. Posso inserirlo nella dichiarazione dei redditi? Il dubbio mi viene poiché lui, proprio per prendere il reddito di cittadinanza, fa un ISEE da solo, cioè non rientra nel nostro”.

Reddito di cittadinanza e nuclei familiari separati

Il caso che ha illustrato la nostra lettrice non è certo un caso isolato dal momento che sono molte le famiglie con un nucleo familiare separato che hanno dubbi riguardo a detrazioni, ISEE e reddito di cittadinanza.

I nuclei familiari separati sono spesso utilizzati per far rientrare un disoccupato nel reddito di cittadinanza. Può sembrare una soluzione di comodo e poco dignitosa dal punto di vista morale, ma guardando il rovescio della medaglia non è così. Infatti molti ragazzi non trovano lavoro, e spesso sono tagliati fuori dal sussidio solo perché ci sono i redditi dei genitori. Ma sono ragazzi che non possono gravare per sempre sui genitori. Quindi spesso, soprattutto se una famiglia ha una seconda casa libera, sceglie di mandare a vivere da soli i figli. E questi ragazzi ottenendo un ISEE a parte, riescono a percepire il sussidio. Ma restano di fatto a carico dei genitori dal punto di vista fiscale. Perché esiste la residenza anagrafica, utile per l’ISEE, ma che non vale sempre ai fini fiscali.

Quando un figlio è considerato a carico e come incide il sussidio

Infatti il figlio può essere considerato a carico anche senza la residenza comune con i genitori. Ma questo, purché abbia redditi che non superano 2840 euro annui. Dal momento che il reddito di cittadinanza non va dichiarato su 730, è evidente che il figlio, nonostante sia beneficiario del sussidio può essere considerato fiscalmente a carico del genitore. Anche fluendo di questo aiuto di Stato non ci sono vincoli ulteriori per poter finire fuori dal modello 730 dei genitori che così possono sfruttare la detrazione.