A partire dal 1° gennaio 2019 vi è l’obbligo di emettere la fattura elettronica in caso di cessione di beni e servizi, sia che si tratti di un’operazione effettuata tra due operatori Iva che nel caso in cui si tratti di una cessione effettuata da un operatore Iva verso un consumatore finale.

Ma non solo, come noto, a partire dal 1° luglio 2022 anche la maggior parte dei contribuenti in regime forfettario sono dovuti passare dalla fattura cartacea a quella elettronica.

Un cambiamento che non è passato di certo inosservato, con molti che hanno diversi dubbi in merito.

Ne sono un chiaro esempio coloro che si chiedono, ad esempio, quali siano i possibili rischi nel caso in cui non si conservino correttamente le fatture elettroniche. Ecco cosa c’è da aspettarsi.

Fattura elettronica forfettari: obbligo conservazione

Abbiamo già visto se nella fattura si può mettere il codice fiscale al posto della partita Iva. Sempre in tale ambito, inoltre, sono diversi i dubbi, con molti che si chiedono, ad esempio, quali siano i possibili rischi nel caso in cui non si conservino correttamente le fatture elettroniche.

A tal proposito bisogna innanzitutto ricordare che l’emissione e trasmissione delle fatture elettroniche deve avvenire grazie al cosiddetto Sistema di Interscambio, ovvero SDI, gestito dall’Agenzia delle entrate.

In caso contrario, infatti, non sono considerate valide. Ma non solo, tutti coloro che emettono fatture elettroniche devono fare anche i conti con l’obbligo di conservazione.

A differenza di quanto si possa pensare, però, non è sufficiente conservare tali documenti in formato pdf sul proprio computer. Bensì, per essere considerata valida, la conservazione elettronica deve essere effettuata obbligatoriamente nello stesso formato di emissione, ovvero xml.

Cosa si rischia se non si conservano correttamente le fatture?

Soffermandoci sulle tempistiche, invece, le fatture elettroniche devono essere conservate almeno per 10 anni. Ma cosa si rischia se non vengono conservate in modo giusto? Ebbene, in tal caso si rischia di dover pagare una multa particolarmente salata, con un importo che va da 1.032,91 euro a 7.746,85 euro.

Degli importi particolarmente alti, per cui è facile intuire come sia fondamentale prestare particolare attenzione all’obbligo della conservazione delle fatture elettroniche e che questo avvenga nel formato corretto.

Agenzia delle Entrate, il servizio di conservazione elettronica

Fortunatamente in tale ambito giunge in nostro aiuto la stessa Agenzia delle Entrate che mette a disposizione dei soggetti interessati un servizio di conservazione elettronica.

Quest’ultimo, disponibile in modo del tutto gratuito, può essere attivato in modo estremamente facile sul sito dell’Agenzia delle Entrate nella sezione “Fatture e corrispettivi”.

Per accedere a quest’ultimo, ricordiamo, bisogna utilizzare le proprie credenziali SPID, CIE, CNS o Codice Fiscale / Codice Entratel. A questo punto, proprio come riportato sul sito dell’Agenzia delle Entrate:

“Cliccando sul link “Accedi alla sezione conservazione” si aprirà una pagina che consente di prendere visione del Manuale del servizio di Conservazione (nel quale sono descritte tutte le caratteristiche tecniche del processo di conservazione eseguito sulle fatture) e dell’Accordo di servizio: selezionando le due caselle presenti nella pagina, il servizio si attiverà e dal quel momento in poi tutte le fatture elettroniche (così come le note di variazione) emesse e ricevute attraverso il Sistema di Interscambio saranno portate automaticamente in conservazione elettronica”.