La legge di bilancio 2023 non dispone la cancellazione e nemmeno modifica il trattamento integrativo di 100 euro in busta paga. Parliamo dell’ex bonus Renzi di 80 euro sostituito poi, dal 1° luglio 2020, da questo di 100 euro.

Qualche intervento, invece, è stato già fatto dalla legge di bilancio 2022 con delle modifiche riguardanti il requisito reddituale che il lavoratore deve rispettare per averlo.

Il bonus, infatti, ricordiamo si concretizza in un importo mensile anticipato direttamente in busta paga dal datore di lavoro.

L’ex bonus Renzi nel 2021 e 2021

Prima della legge di bilancio 2022, vale a dire nel periodo 1° luglio 2020 – 31 dicembre 2021, l’ex bonus Renzi era pari a 100 euro mensili e spettava ai lavoratori dipendenti in possesso di un reddito complessivo fino a 28.000 euro.

Tali lavoratori, dunque:

  • per il periodo 1° luglio 2020 – 31 dicembre 2020, si sono visti in busta paga un bonus di 100 euro al mese per complessivi 600 euro
  • per il periodo 1° gennaio 2021 – 31 dicembre 2021, il bonus complessivo è stato di 1.200 euro (ossia 100 euro per 12 mesi).

Le novità dopo il 2021

La manovra di bilancio 2022 non ha cancellato l’ex bonus Renzi di 100 euro, ma ha modificato il requisito reddituale. In dettaglio dal 1° gennaio 2022, il bonus è pagato a condizione che il reddito complessivo del lavoratore non superi i 15.000 euro.

Tuttavia, spetta anche laddove il reddito complessivo sia compreso tra 15.000 e 28.000 euro. In questo caso il beneficio compete, solo se le detrazioni fiscali trovano capienza nell’IRPEF lorda. In tale circostanza il bonus IRPEF 100 euro è riconosciuto per un ammontare, comunque, non superiore a 1.200 euro annui, determinato in misura pari alla differenza tra la somma delle detrazioni ivi elencate e l’imposta lorda.

Per il 2023, nulla cambia. Quindi, tutto resta confermato secondo la regola introdotta dalla manovra dello scorso anno.

Come controllare l’ex bonus Renzi in busta paga

Bisogna però dare un consiglio a quei lavori che possano avere il dubbio che il bonus possa non spettargli perché ad esempio hanno altri redditi che il datore di lavoro non conosce.

Il consiglio per loro è quello di comunicare alla propria azienda di non erogare il beneficio. In questo modo si evita il rischio di doverlo restituire.

Il lavoratore poi lo potrà recuperare, se spettante, in sede di dichiarazione dei redditi.

Esempio

Antonio ha un contratto di lavoro dipendente con reddito annuo di 14.000 euro. Il sig. Antonio sta valutando la possibilità, per il 2023, di cedere in affitto una casa di sua proprietà. La somma del reddito da lavoro dipendente più il canone di locazione supererebbe 15.000 euro. In questa situazione, se Antonio non comunica nulla alla sua azienda, il datore gli pagherà il bonus 100 euro in busta paga. Il datore di lavoro, infatti, si basa sull’unico dato che conosce. Ossia il reddito di 14.000 euro. Se Antonio poi davvero cede in affitto la casa, quando andrà a fare il Modello 730/2024 (anno d’imposta 2022) dovrà restituire il bonus perché il suo reddito complessivo avrà superato 15.000 euro.

Antonio, quindi, per evitare questo rischio potrebbe comunicare all’azienda di non volere l’ex bonus Renzi in busta paga. Se poi non affitterà la casa, egli potrà recuperare l’importo spettante direttamente nel Modello 730/2024.

Per verificare se in busta paga c’è l’ex bonus Renzi è sufficiente controllare se è presente la voce “Bonus D.L. 03/2020”.