La Guardia di Finanza fa rotta su Dubai. Si intensifica la lotta all’evasione fiscale, una piaga ormai di dimensioni non più incontrollabili come una volta. Grazie ai sofisticati sistemi di controllo, alla tracciabilità dei dati e alle indagini sempre più meticolose, scovare gli evasori è diventato meno difficile.

Se poi ci si mettono di mezzo anche collaboratori infedeli al segreto bancario e fughe di notizie, il gioco è fatto. Ricordate la famosa “Lista Falciani”? Grazie all’attività di spionaggio del funzionario, poi condannato per spionaggio economico ma con le tasche piene, l’Italia nel 2015 riuscì a scovare centinaia di evasori di capitali in Svizzera.

Lo spionaggio finanziario

Ma le liste di spioni disposti a vendere informazioni riservate ai governi di mezzo mondo sono infinite. Chi più e chi meno cerca di fare soldi in questo modo, sfruttando la necessità dei governi di recuperare soldi dall’evasione fiscale all’estero.

Così c’è chi nasconde capitali all’estero, chi costituisce società off shore per eludere il fisco, chi forma società carosello e chi mette in piedi scatole cinesi per depistare i controlli. Ma tutto, alla fine, si riduce a una sola verità: lo spionaggio finanziario. Così nessuno può sentirsi al sicuro se i propri dati presto o tardi saranno “venduti” al nemico con o senza ricatto preventivo degli spioni. Alla fine è sempre e solo una questione di soldi.

Evasione fiscale a Dubai

Così, di recente, agli onori della cronaca è balzata la notizia che la Germania, anch’essa impegnata nella dura lotta all’evasione fiscale e alla irregolare esportazione di capitali dei propri cittadini all’estero, ha aperto un’indagine sul paradiso fiscale di Dubai.

Una fuga di informazioni riservate, come nel caso Falciani, ha portato alla luce delle autorità tedesche migliaia di nominativi sconosciuti al fisco che detengono da anni rapporti presso banche a Dubai.

L’Emirato arabo è noto per la sua particolare giurisdizione a fiscalità agevolata per i non residenti. In pratica non si pagano tasse sui capitali depositati a Dubai.

Nulla vieta di esportare soldi all’estero, ma se non sono dichiarati al fisco del Paese di residenza si configura l’evasione fiscale. In Germania, sopra certi limiti, ciò comporta anche l’incriminazione per riciclaggio e la galera.

1.500 italiani coinvolti

E l’Italia cosa c’entra in tutto ciò? Ebbene, il nella “lista Dubai” compaiono anche circa 1.500 persone fisiche residenti in Italia per le quali l’Agenzia delle Entrate vuole vederci chiaro. Le autorità fiscali italiane hanno già chiesto alla Germania di conoscere l’elenco dei cittadini italiani coinvolti per verificare se sono stati dichiarati i capitali detenuti a Dubai.

I sospetti che per la maggior parte di loro vi sia evasione fiscale e riciclaggio sono molti. La Guardia di Finanza è già pronta a far scattare le indagini che, a quanto riferito da indiscrezioni, coinvolgerebbe personaggi di spicco dell’alta moda, del mondo industriale, dello sport e anche alcuni politici.

Stretto riserbo sui nomi ovviamente, ma il fenomeno dell’evasione fiscale a Dubai, noto da anni, potrebbe venire presto alla luce con uno scandalo di proporzioni gigantesche. Da quando, infatti, la Svizzera, Monaco e San Marino hanno deciso di collaborare col fisco italiano (anno 2017), molti capitalisti hanno deciso di spostare i loro conti nella penisola araba.