Finalmente buone notizie per i contribuenti tartassati da Equitalia. Se Equitalia insiste nel voler riscuotere forzatamente un credito non dovuto, deve pagare  oltre alle spese processuali, anche il risarcimento al contribuente. Non può infatti, soprattutto presenza di ricorsi vinti, l’Ente di riscossione continuare ad ignorare chiedendo pagamenti o minacciando pignoramenti che invece non hanno ragione di esistere, non può scaricare la responsabilità per l’illegittimità della pretesa sull’ente impositore per il quale agisce in qualità di mandataria. È quanto emerge dalla Corte di Cassazione con una recente ordinanza n.

25582/2015, che ha condannato per colpa grave l’Equitalia, per aver insistito pretestuosamente, senza averne diritto, nel voler riscuotere forzatamente un credito. Ciò significa, che prima di avviare l’esecuzione forzata o resistere alla causa avviata dal contribuente per impugnare la cartella di pagamento, Equitalia è tenuta sempre a verificare i documenti di cui è in possesso od assumere le necessarie informazioni presso l’ente impositore.

Ecco cosa né pensa il presidente di Aidacon Consumatori

L’avvocato Carlo Claps, presidente di Aidacon Consumatori, ha precisato: “L’ordinanza rappresenta una importantissima vittoria per i contribuenti, sempre più spesso vessati da Equitalia, che agisce aggredendo i beni dei contribuenti, accanendosi in molte occasioni e senza averne diritto, nascondendosi dietro l’Ente impositore. Pertanto, nel caso in cui la stessa insista, ingiustificatamente, nel portare avanti l’esecuzione, deve pagare, oltre alle spese processuali, anche il risarcimento al contribuente. Alla luce di questa importantissima sentenza della Cassazione, ci sono già pervenute molte richieste di risarcimento danni da parte di cittadini napoletani che per anni sono stati perseguiti dalla società di riscossione”. Ti potrebbe interessare: Pignoramento Equitalia, quali sono i limiti d’importo? Debiti Equitalia? Ecco come scoprire se sei debitore con il servizio online