Circa 690 mila statali stanno per andare in pensione. Entro i prossimi 5 anni, la Pubblica Amministrazione avrà bisogno di assumere altrettanti dipendenti per assicurare il funzionamento dei servizi.

E’ questo il quadro che emerge dalle previsioni elaborate dal Sistema informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal. L’outlook è stato reso noto dal segretario generale di Unioncamere, Giuseppe Tripoli, al convegno su “Pubblica amministrazione e impiego pubblico”.

690 mila statali verso la pensione

I numeri dei pensionamenti degli statali sono preoccupanti perché si tratta del 22% dell’organico della Pubblica Amministrazione, di cui il comparto scuola rappresenta il bacino maggiore.

Il rapido deflusso del personale verso la pensione da qui al 2026 non è altro che l’effetto della riforma Fornero che ha ritardato e ingolfato le regolari fuoriuscite degli statali. Considerando l’attuale età media che sfiora i 54 anni, è logico presupporre che in futuro ci sarà una vera e propria emergenza organizzativa.

Di questo ne è pienamente consapevole il numero uno, il ministro della P.A. Renato Brunetta che di recente ha dato un impulso ai concorsi pubblici attraverso lo snellimento delle procedure di selezione.

Le figure professionali che verranno

Il numero dei pubblici dipendenti è di poco superiore a 3,2 milioni di unità e curiosamente è al minimo storico da vent’anni a questa parte con un calo del 3,9% solo negli ultimi dieci anni. In rapporto alla popolazione, si tratta di uno dei livelli più bassi in Europa. Inoltre, ricorda Tripoli,

oggi, la PA è anziana: il 55% degli statali ha più di 55 anni contro il 37,3% del totale degli occupati, solo il 4,2% ha meno di 30 anni e l’età media è di 50,6 anni“.

Inoltre 6 dipendenti pubblici su 10 non sono laureati. Due terzi dei laureati hanno una formazione giuridico-amministrativa con poche lauree Stem (scienze, tecnologia, ingegneria e matematica) e tecnico-professionali.

Secondo le previsioni di Unioncamere, il 42% del fabbisogno occupazionale della P.A. dei prossimi anni è rappresentato da figure ad elevata specializzazione.

Seguite da un 21% di figure tecniche.

Quasi i due terzi della domanda di dipendenti pubblici nei prossimi anni sarà costituita da lavoratori in possesso di un titolo universitario mentre la quota residuale sarà rappresentata per lo più da diplomati“.