Materia complicata quella delle dichiarazioni dei redditi, del 730 e del modello Redditi PF. Infatti ci sono casi che mettono in difficoltà i contribuenti oltre che dal punto di vista delle imposte da versare, anche dal punto di vista del reddito. Trovarsi con una imposta da versare mentre si era convinti di andare a credito è solo la punta dell’iceberg. Dalla dichiarazione dei redditi infatti parte anche l’eventuale accesso a prestazioni assistenziali, bonus e indennità. Ed un reddito troppo alto potrebbe essere un problema.

Soprattutto se il reddito troppo alto deriva dal meccanismo con cui le dichiarazioni dei redditi funzionano.

“Gentile di reazione, Ho appena ricevuto il 730 dal mio CAF e stranamente risulta addebito. Devo versare l’Irpef perché il mio Caf mi ha detto che ho superato lo scaglione di riferimento. Ho controllato le mie certificazioni uniche Ed in effetti mi ritrovo con delle cifre molto elevate, ma che non ricordo di aver percepito. La spiegazione che mi sarà data è che evidentemente Ho ricevuto dei soldi relativi alle annualità precedenti. Ma come possibile questo, perché adesso devo dichiarare sui redditi cifre che fanno riferimento al 2020 e non al 2021?”

Il principio di cassa per il modello 730, e cosa comporta

Il caso del contribuente che ci ha scritto è un tipico caso che può servire per capire uno dei principi fondamentali relativi alle dichiarazioni dei redditi. Si tratta del cosiddetto principio di cassa. E purtroppo ciò che il CAF ha detto al contribuente è esattamente la realtà dei fatti, perché più che danno l’imposta per il Fisco, conta l’anno di cassa, soprattutto per i redditi da dichiarare. Per i lavoratori dipendenti capita spesso di ricevere stipendi arretrati, premi o emolumenti che sopraggiungono dopo un ricalcolo effettuato l’anno successivo a quello in cui la prestazione lavorativa è stata svolta. Un esempio chiarirà meglio quello che probabilmente è accaduto al nostro lettore.

Probabilmente il datore di lavoro ha versato al nostro contribuente dei soldi relativi all’attività di lavoro dipendente svolta nel 2020, solo nel 2021.

Quando il principio di cassa può diventare un problema

Spesso per gli stipendi degli ultimi mesi di lavoro dell’anno, la loro erogazione può tranquillamente slittare all’anno successivo. In pratica nonostante lo stipendio faccia riferimento ad una prestazione effettuata per esempio, a dicembre 2020, se la retribuzione finisce sul conto corrente del diretto interessato a gennaio 2021, questi emolumenti cambiano anno di imposta. Questi di fatto diventano redditi da dichiarare con la dichiarazione dei redditi del 2022. E si sommano a quelli normalmente corrisposti. In pratica è come se nel 2021 un lavoratore al posto di lavorare 12 mesi, ne ha lavorati 13, 14 e così via. Il reddito sale, le detrazioni vengono meno perché non si possono fruire detrazioni annuali per periodi superiori a 365 giorni e il danno è fatto.

Perché il contribuente ci rimette sul 730 in casi come questi

La dichiarazione dei redditi ogni anno fa riferimento ai redditi prodotti da un contribuente l’hanno fiscale precedente. In altri termini con le dichiarazioni dei redditi 2022 si vanno a dichiarare i redditi incassati nel corso del 2021. Bisogna dichiarare quindi tutti i redditi che secondo il principio di cassa sono stati ricevuti nel corso del 2021. Errori da questo punto di vista non ce ne sono, soprattutto per i lavoratori dipendenti. Infatti nelle Certificazioni Uniche che ogni datore di lavoro rilascia, in genere per il mese di marzo, ai suoi dipendenti, sono comprese tutte le somme erogate secondo il principio di cassa e non secondo il principio della prestazione. È l’articolo numero 51 del Testo unico sulle imposte sui redditi a stabilire questo meccanismo. A dire il vero il TUIR stabilisce che sulle Certificazioni Uniche relative ad un anno, vanno inseriti tutti i redditi che sono finiti ad un contribuente entro il 12 gennaio dell’anno successivo.

L’anomalia evidente del sistema redditi in Italia

Si tratta a tutti gli effetti di una autentica anomalia, che nel presente mette in difficoltà il contribuente da due punti di vista. Il primo è quello della tassazione, poiché su queste somme il contribuente ci rimette. Sforando il limite dei giorni lavorativi utili alle detrazioni per lavoro dipendente, perde questo diritto. In altri termini si tratta di emolumenti che non rientrano nel limite dei 365 giorni per godere delle detrazioni fiscale. Le detrazioni però non saranno perdute, perché l’Agenzia delle Entrate ha tre anni di tempo per mettere a posto la situazione e verificare la situazione delle imposte versatile da un contribuente. È assai probabile che negli anni successivi queste detrazioni verranno concesse al contribuente che potrebbe scontarle con le annualità di imposta successive, finendo a credito di imposta. Ma se dal punto di vista della tassazione la situazione è facilmente risolvibile nel tempo, diverso è il caso di bonus e agevolazioni o ancora, di misure assistenziali e indennità che un contribuente potrebbe andare a chiedere allo Stato. In questo caso l’aumento di reddito annuale dovuto da questa anomalia, può far uscire fuori dal perimetro di determinate misure il contribuente. E su questo c’è poco da fare perché non è più recuperabile la situazione.