Andare in pensione oggi anche se le misure previdenziali non mancano, è assai difficile. In Italia vige uno dei sistemi pensionistici più rigidi tra quelli dei Paesi occidentali. E gli scenari futuri, anche alla luce di quello che succederà presto con le nuove elezioni, non lasciano trasparire nulla di buono. Resta il fatto che le possibilità di lasciare il lavoro in anticipo non sono rare, anche se piuttosto complicate dal punto di vista dei requisiti. Sono sostanzialmente due i limiti fissi oggi vigenti nel sistema previdenziale.

L’età pensionabile a 67 anni e la soglia minima di contributi versati a 20 anni. Sono i requisiti minimi per la pensione di vecchiaia ordinaria. Ma con vent’anni di contributi c’è chi potrebbe anticipare la quiescenza di molti anni, addirittura a partire dai 56 anni di età, ma con invalidità all’80% almeno.

Una nostra lettrice Infatti ci chiede cosa sia possibile fare per lasciare il lavoro proprio a quell’età. “Presto compirò 57 anni di età ed ho già accumulato 20 anni di contributi versati. Proprio alcuni giorni fa la commissione medica per l’invalidità civile delle ASL mi ha riconosciuta invalida al 80%. Credo che questa percentuale di disabilità mi dia di diritto al pensionamento già oggi che ho ancora 56 anni, è vero?”

Ecco la pensione già a 56 anni, ma solo a determinate condizioni

Si chiama pensione di vecchiaia anticipata con invalidità pensionabile ed è una misura tra le più favorevoli dal punto di vista dell’età pensionabile. Infatti si tratta di una misura che permette alle donne di lasciare il lavoro già a partire dai 56 anni di età. Per gli uomini il vantaggio anche se cospicuo è inferiore perché l’età pensionabile è fissata a 61 anni. Come età e come contribuzione quindi la nostra lettrice rientra perfettamente in questa misura. Praticamente potrebbe già presentare domanda di pensionamento all’INPS per il riconoscimento del diritto all’uscita anticipata.

L’invalidità utile alla quiescenza anticipata

Come dicevamo prima però, le misure previdenziali di pensionamento anticipato dell’INPS non sono semplici da centrare, perché spesso piene di paletti e vincoli. E non fa eccezione questa misura collegata all’invalidità pensionabile. Infatti per invalidità pensionabile si intende l’invalidità certificata dalle competenti commissioni mediche dell’INPS e non da quelle delle ASL. In buona sostanza tornando al caso della nostra lettrice, l’80% di invalidità, già precedentemente certificato dalle competenti commissioni mediche delle Asl, necessita di un ulteriore passaggio. Bisogna farsi riconoscere invalidi all’80% dalle commissioni mediche dell’INPS.

Invalidità civile o invalidità pensionabile

C’è una sottile ma sostanziale differenza tra invalidità civile e invalidità pensionabile. La prima, cioè quella collegata alle Asl, riguarda la riduzione generica della capacità di lavorare, e quindi prescinde da mansioni, lavori ed attitudini dell’invalido. L’invalidità utile per questa misura invece è più specifica perché è collegata strettamente ai lavori precedentemente svolti dall’invalido, alle mansioni e soprattutto alle sue attitudini. Infatti l’invalidità pensionabile è più specifica di quella civile e varia da settore lavorativo a settore lavorativo. Questo proprio perché è collegata al lavoro svolto. La riduzione della capacità lavorativa non può essere identica infatti, per un lavoratore edile rispetto ad un impiegato in banca, tanto per citare due esempi. L’invalidità pensionabile è quella utile al riconoscimento di alcune prestazioni previdenziali come lo sono le pensioni di inabilità al lavoro o l’assegno ordinario lì invalidità.