Andare in pensione nel 2023 e dire addio al lavoro e a tutti i progetti di riforma di cui tanto si parla? Può sembrare una specie de “la grande fuga”, ma forse è quello che molti lavoratori cercano. E al riguardo le occasioni non mancano. Si parla di riforma delle pensione a 62 anni, a 63 o a 64. E se queste età potrebbero consentire il pensionamento già adesso? Usare il condizionale è forse esagerato, perché effettivamente le occasioni per lasciare il lavoro anche oggi con queste età esistono.

E sono anche abbastanza favorevoli. In pratica, non è una cosa campata in aria. E quindi ecco le pensioni per chi è nato tra il 1959 e il 1961 anche nel 2023 e senza riforma,

“Gentile redazione, ho appena compiuto 62 anni di età e vorrei andare in pensione. Ho una lunga carriera ma credo che mi manchi qualcosa per arrivare ai 41 anni di contributi. Secondo voi che opportunità ho per andare in pensione anche adesso?”

“Buongiorno, dal momento che hanno confermato l’Ape Sociale, cosa devo fare per sfruttare la pensione? volevo maggiori dettagli sul fatto che da qualche mese mi hanno riconosciuto disabile all’80%. Possono andare in pensione visto che sono nato nel 1960 e presto farò i 63 anni di età?”

Riforme: pensioni a 63 anni? Si traducono in una unica possibilità che è l’Anticipo pensionistico sociale

A 63 anni via libera all’uscita dal lavoro anche nel 2023 con l’Ape sociale. Una possibilità da non scartare questa per chi è nato nel 1960. Certo, si tratta di una misura piuttosto limitata come struttura. Una affermazione la nostra che parte dal fatto che parliamo di una misura che non è reversibile mortis causa del beneficiario, che non ha la tredicesima o le maggiorazioni sociali. Ma è una misura che non prevede indicizzazione al tasso di inflazione, che non ha gli assegni familiari e che si prende in misura non superiore a 1.500 euro al mese ma solo fino a 67 anni di età.

Oltretutto si tratta di una misura non estesa a tutti i lavoratori, ma solo a determinate categoria, e ognuna con requisiti diversi. Servono 30 anni di contributi e 63 anni di età per l’invalido al 74% almeno, per il disoccupato e per chi assiste un parente stretto disabile da almeno 6 mesi. Servono invece 63 anni di età e 36 anni di contributi (32 anni per gli edili o i ceramisti), per i lavori gravosi solo se svolti in 7 degli ultimi 10 anni di carriera (o in 6 degli ultimi 7).

Pensione a 64 anni ma solo ai contributivi

Una via di uscita per i nati nel 1959 (fino al 1959) è quella garantita dalla pensione anticipata contributiva. La misura ha però dei requisiti particolari. Perché anche se come età e come contributi la combinazione di partenza è 64+20, serve anche che il primo contributo versato deve essere successivo al 31 dicembre 1995 e che la pensione sia pari ad almeno 2,8 volte l’assegno sociale. La contribuzione da non avere al 31 dicembre 1995 è quella a qualsiasi titolo.

L’ultima frontiera è la quota 103

Per i nati nel 1961 invece, c’è una possibilità tutta nuova che si chiama quota 103. In effetti dal primo gennaio 2023 tutti coloro che hanno completato o completano 41 anni di contributi versati, possono andare in pensione se hanno compiuto almeno 62 anni di età. La nuova misura ha sostituito le precedenti quota 102 e quota 100. Rispetto alle misure precedenti, è stata portata a 41 anni la carriera necessaria. Ma l’età è tornata quella della quota 100, perché si è tornati a 62 anni (la quota 102 era a 64 anni). Ma bisogna stare attenti al fatto che tutte queste misure cristallizzano il diritto.

Non è raro infatti che ci siano lavoratori che per un motivo o per l’altro, non hanno optato per una delle due vecchie quote, anche avendo i requisiti. In questo caso inutile guardare ai 41 anni di contributi nel 2023 come fa uno dei nostri lettori.

Potrebbero infatti bastare anche meno se nel frattempo è rimasto inalterato il diritto alla quota 100 o 102.