Ogni anno si racconta che in Italia le pensioni sono povere. Che due pensioni su tre viaggiano sotto i 1.000 euro (più del 50% è addirittura sotto i 750 euro) e che di questo passo aumenterà la povertà nel nostro Paese. Ci piace raccontarla così, fa più tendenza e suscita allarmismo.

Ma la realtà non è questa. Ogni italiano percepisce in media 1,4 trattamenti pensionistici, il che porta ad alzare la media delle entrate. Poi ci sono più di 4 milioni di assistiti dall’Inps che percepiscono indennità a vario titolo per una spesa che supera i 24 miliardi di euro.

Per una spesa che è passata da 218,6 a 231 miliardi di euro in un anno (+5,9%).

Due pensioni su tre sotto i 1.000 euro

E’ questo, in sintesi, ciò che emerge dai dati dell’Osservatorio Inps sulle pensioni fotografato al 1 gennaio 2023. L’età media dei beneficiari è di 74,1 anni (71,5 anni per gli uomini e 76,2 anni per le donne). L’importo medio mensile della pensione di vecchiaia è di 1.359,53 euro (l’anno scorso era di 1.285,44 euro).

Ma solo una prestazione su tre supera i 1.000 euro mensili e addirittura il 55% delle prestazioni ha un importo inferiore a 750 euro. Una percentuale che per le donne è più alta. Va però anche detto che molti pensionati sono titolari di più pensioni, quindi i dati sono da valutare con attenzione.

Più nel dettaglio, i trattamenti di anzianità o anticipati sono 5,022 milioni e rappresentano circa un terzo del totale delle pensioni. Un assegno su quattro è di natura assistenziale (4,03 milioni in tutto), cioè il 22,8% del totale per una spesa che supera i 24,4 miliardi di euro. Sono costituite per il 20,3% da pensioni assegni sociali e per il restante 79,7% da prestazioni per invalidità civile. Mentre le pensioni strettamente previdenziali sono 13.685.475 (il 77,2%).

Esplode l’assistenza

Da notare come sia riconducibile all’assistenza quasi un assegno su quattro dei 17,7 milioni di trattamenti Inps al 1° gennaio 2023.

Le pensioni di questo tipo sono esattamente 4.033.210, cioè il 22,8% del totale che assorbe più del 10% della spesa di 231 miliardi di euro all’anno. Le prestazioni di tipo assistenziale sono costituite per il 20,3% da pensioni e assegni sociali. Il restante 79,7% degli assegni riguardano invalidi civili sotto forma di pensione e/o indennità.

Come fa notare Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali, siamo diventati un Paese di assistiti. Il costo dell’assistenza è raddoppiato dal 2008 passando da 73 a 141 miliardi di euro. Del resto la popolazione invecchia e va più assistita che mantenuta per evitare lo sprofondamento verso le soglie di povertà.

Peraltro aumentate per colpa della pandemia e non contenute a dovere, nonostante il reddito di cittadinanza e i bonus a pioggia erogati negli ultimi anni. Interventi fallimentari sotto ogni punto di vista. Come dice Natale Forlani, ex presidente di Italia Lavoro,

“è un’indicazione chiara che il problema non è la separazione tra previdenza e assistenza ma che, se le pensioni non vengono assistite dallo Stato, e cioè dai contribuenti, il sistema non sta in piedi”.