In attesa di raggiungere i requisiti per la pensione di vecchiaia, anche i lavoratori che rientrano nell’Ape Social potranno fare domanda per il prestito APE. La condizione però è che abbiano maturato un assegno pensionistico non inferiore a 2 mila euro lorde al mese in modo da ottenere un importo minimo mensile finanziato di 150 euro. Di fatto, quindi, la possibilità di cumulare le due prestazioni è riservata solo a chi ha diritto ad assegni di pensione alti visto e considerato che solamente la parte eccedente quella erogata mediante sussidio statale può essere oggetto di finanziamento bancario.

Sappiamo infatti che l’Ape volontario può avere un tetto diverso a seconda dell’anticipo richiesto in modo da non avere impatti eccessivi sulle modalità di restituzione: si potrà riscuotere fino al 90% della pensione netta maturanda se l’anticipo necessario non superi di un anno; per anticipi da 12 a 23 mesi si scende all’85% e per periodi di prepensionamento da 24 a 35 mesi all’80% fino al 75% per anticipi pari o superiori a tre anni.

Il maggiore vantaggio per il pensionato che ottiene entrambe le versione dell’Ape è di ridurre la penalità in sede di restituzione del prestito. Per assegni al di sotto dei 2 mila euro l’opzione non è attivabile perché la quota di reddito netto eccedente quella erogata dallo Stato tramite Ape Social sarebbe inferiore a 150 euro (infatti l’85% di 1600 euro, che sono la pensione netta, fa 1315 euro che è l’importo garantito mediante Ape Social). Sopra i 2 mila euro l’operazione resta facoltativa: spetta al lavoratore decidere se chiedere o meno il prestito Ape volontario. Qualora decida di tenere solo l’Ape Social può anche valutare di integrarlo con la Rita.

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