Forse non tutti sanno che acquistando obbligazioni spesso si devono pagare le imposte di disaggio. Cosa sono e a quanto ammontano? Innanzitutto vediamo bene di spiegare di cosa si tratta. In gergo il disaggio è la differenza tra il prezzo al quale viene rimborsata un’obbligazione e quello al quale è stata emessa. Questo scarto, essendo positivo al momento del rimborso, per l’investitore genera un guadagno che è soggetto a imposta.

Il disaggio di emissione

Un esempio chiarirà meglio. I titoli obbligazionari vengono emessi in centesimi con rimborso alla pari a 100.

Se il titolo è stato emesso al prezzo di 98 vi sarà un disaggio di emissione di 2 punti, dato dalla differenza fra 98 e 100. Su questa differenza, lo Stato impone un prelievo pari al 26% (12,50% se si tratta di titoli di stato). Così il disaggio di emissione è assimilato a un reddito di capitale che matura giornalmente durante la vita del titolo e viene assoggettato a imposta. L’imposta non si calcola se il titolo obbligazionario è stato emesso a 100, mentre sarà a credito del sottoscrittore o dell’acquirente se il bond è stato emesso sopra 100.

Calcolo dell’imposta

L’imposta sul disaggio viene calcolata dall’intermediario che la applicherà al compratore del titolo per poi versarla allo Stato, come avviene per la Tobin Tax ad esempio. Il venditore del titolo, invece, se è già stato ammesso a contrattazione in borsa, si vedrà rimborsata l’imposta in maniera tale che le due transazioni si compensino fiscalmente. L’imposta tende a diminuire con l’assottigliarsi della vita residua del bond poiché il prezzo dell’obbligazione tende ad avvicinarsi al valore di rimborso. Il calcolo è puramente automatico e non fa riferimento alla quotazione di mercato del titolo.

Disaggio e capital gain

Pur assomigliando all’imposta sul capital gain, l’imposta sul disaggio di emissione è cosa ben diversa. Nel primo caso la differenza tra il prezzo di vendita e il prezzo di acquisto di un titolo obbligazionario comprato e venduto in borsa, se positiva genera un reddito, ossia una plusvalenza, se negativo una minusvalenza.

Nel secondo caso, invece, l’imposta viene pagata sulla base dello scarto fra il prezzo di emissione e quello di rimborso rapportato alla vita residua del titolo prima della scadenza.