“Ho una partita IVA a regime forfettario. Nel 2018 sono stato sottoposto ad un intervento alle gengive abbastanza delicato (e costoso). Posso portare in detrazione la fattura tra le spese sanitarie? Trovo ingiusto non poter recuperare parzialmente l’importo visto che si tratta di una spesa sanitaria. Chi ha un forfettario non ha diritto ad ammalarsi?”

“Salve lavoro come grafico freelance a partita IVA agevolata e contemporaneamente ho un contratto part time presso un’azienda. Posto che l’anno scorso ho dovuto sostenere spese mediche abbastanza importanti, mi sapreste consigliare il modo più efficace e sicuro per recuperarle? Mi conviene dichiararle in qualità di lavoratore dipendente?”

Le detrazioni, sanitarie e non, consentono a chi ha sostenuto le spese di recuperarle nella misura del 19% sotto forma di detrazione dall’Irpef.

Per questo motivo i titolari del regime dei minimi o forfettario sono esclusi. Chi lavora con partita IVA agevolata, infatti, non corrisponde l’Irpef ma un’imposta sostitutiva quindi viene meno il presupposto per la detrazione Irpef.

Ecco perché la convenienza del regime forfettario è studiata soprattutto per chi non ha grossi costi da dedurre o detrarre. L’unica voce che si potrà recuperare è quella relativa ai contributi previdenziali. Inoltre dal secondo anno di apertura della partita IVA in poi si potranno sottrarre i contributi versati l’anno precedente dal reddito imponibile. Il reddito imponibile, ricordiamo, si ottiene dal fatturato moltiplicato per il coefficiente di redditività.

I due casi presentati sopra sono diversi: solamente nel secondo possiamo ammettere la detrazione delle spese mediche proprio perché il contribuente ha anche un contratto di lavoro dipendente.

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