A ridosso della scadenza della dichiarazione dei redditi, parliamo di una voce che probabilmente rappresenta una di quelle di maggiore interesse per i contribuenti: le spese sanitarie. Quasi tutti sanno che è possibile portare in detrazione il 19% delle spese sanitarie. Tuttavia ci sono alcune regole che potrebbero penalizzare i redditi più bassi e che molti ignorano o sottovalutano (sebbene su questo aspetto si sia concentrato qualche mese fa anche uno studio dell’Università di Venezia).

Detrazione spese sanitarie 19%: come si applica la franchigia

La detrazione sulle spese mediche sostenute nel 2017 tramite 730 2018 spetta al 19% ma solo per gli importi che superano la franchigia fissata a 129,11 euro. Facendo un esempio pratico: chi ha speso 200 euro per visite e medicinali, recupererà il 19% di circa 71 euro restanti una volta scalata la franchigia.

E’ stato fatto osservare che, per mezzo di questo meccanismo, di fatto i contribuenti meno abbienti pagano le tasse per finanziare detrazioni fiscali importanti ma di cui si avvantaggiano maggiormente i redditi più alti. Un paradosso evidenziato anche da Nicola Rossi, presidente dell’Istituto Bruno Leoni, che ha descritto l’attuale sistema delle detrazioni fiscali come un “paradiso per le persone più abbienti, anche perché molte detrazioni, deduzioni, bonus e trattamenti di favore sono utilizzati soprattutto dai ricchi. Dubito che nei quartieri più poveri si utilizzi il bonus giardini, si scarichino le spese per il veterinario o la palestra”. Discorso analogo potrebbe essere fatto, in alcuni casi, per la possibilità di scaricare le spese sanitarie all’estero.
Quantomeno va detto, a dovere di cronaca e completezza, che le spese sanitarie possono essere scaricate non solo quando riguardano se stessi ma anche quando vengono sostenute per il coniuge, il familiare a carico o non a carico, o soggetto disabile.

Per ulteriori dubbi tecnici sulle modalità di detrazione delle spese sanitarie, scrivete in redazione all’indirizzo [email protected].

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