Dopo i casi di rinuncia, parliamo oggi del rischio di restituzione del reddito di cittadinanza. La questione è per certi versi opposta: nel primo caso si tratta di persone che avrebbero diritto al sussidio (almeno sulla carta) ma che, per diversi motivi legati all’importo e ai controlli, preferiscono rinunciare a fare domanda; nel secondo caso invece la questione riguarda chi ha percepito il reddito di cittadinanza indebitamente e viene chiamato a restituirlo. Supponiamo che un disoccupato ottenga il sussidio ma che, nel frattempo, trovi un lavoro senza l’intervento del centro per l’impiego.

Se cambiano i presupposti e vengono meno i requisiti per ricevere il reddito di cittadinanza, occorre darne comunicazione e interrompere l’accredito sulla carta. Il principio è lo stesso di cui ci siamo occupati più volte in merito alla restituzione del bonus Renzi 80 euro.

Vale la pena ricordare che sono previste sanzioni anche penali per chi dichiara il falso e lavora in nero continuando a percepire il reddito di cittadinanza (come previsto nei primi due commi dell’articolo 7 del decreto 4/2019). In particolare chi omette  informazioni dovute o presenta dichiarazioni o documenti falsi al fine di ottenere indebitamente il reddito di cittadinanza, rischia la reclusione da due a sei anni. Chi invece, dopo aver percepito regolarmente il sussidio non comunica la variazione del reddito o del patrimonio familiare in corso di fruizione per non compromettere il diritto, rischia la reclusione da uno a tre anni. In entrambi i casi ovviamente oltre al rischio di reclusione scatta la revoca immediata del beneficio con efficacia retroattiva; significa in altre parole che il beneficiario è tenuto alla restituzione di tutto l’importo percepito indebitamente. La restituzione viene gestita dall’Inps.

Chi non spende tutto il reddito di cittadinanza deve restituire la differenza?

C’è anche un altro caso che comporta l’obbligo di restituzione del reddito di cittadinanza: quando il beneficiario non spende tutta la somma accreditata sulla carta RdC di Poste Italiane.

In questo caso la restituzione riguarda però solamente il residuo non speso sulla carta.

Ogni semestre, peraltro, bisognerà restituire tutto l’importo non speso nei sei mesi precedenti fatta eccezione per la cifra corrispondente ad una mensilità del reddito di cittadinanza. La restituzione, però, non prevede anche la perdita del beneficio che continuerà ad essere corrisposto regolarmente ogni mese.

E’ bene precisare però che ad oggi questa tipologia di restituzione del RdC non è ancora operativa.

Decurtazione reddito di cittadinanza: quando l’importo viene ridotto a titolo di sanzione

Ci sono inoltre alcuni casi in cui la sanzione non comporta la sospensione del sussidio ma la decurtazione. Chi non si presenta alla prima convocazione del centro per l’impiego perde una mensilità, due alla seconda. In caso di successive ulteriori mancate presentazioni decade il diritto al sussidio ma non è previsto obbligo di restituzione con effetto retroattivo delle mensilità precedenti. Chi invece non rispetta gli impegni assunti con il Patto per l’inclusione sociale che prevedono la frequenza dei corsi di istruzione o di formazione da parte di un componente minorenne, infine, subisce la decurtazione di due mensilità dopo un primo richiamo, di tre mensilità al secondo, di sei al terzo e dal quarto la perdita del beneficio.